Oggi, 23 settembre, ricorre l’ottantesimo anniversario del sacrificio di Salvo d’Acquisto, un eroe che è passato alla storia grazie alla sua forza d’esempio. Figlio di una numerosa famiglia napoletana, Salvo si arruolò come Carabiniere nell’estate del 1939, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Con l’ingresso dell’Italia in guerra nel giugno del 1940, chiese di essere mandato nella Libia italiana per la Campagna del Nordafrica, ma senza fortuna. Dopo essere stato ferito e ammalato di malaria, tornò in Italia nel 1942 e ottenne il grado di vicebrigadiere, venendo destinato alla stazione dei Carabinieri di Torre di Pietra, nel comune di Fiumicino.

Fedele al suo giuramento, Salvo rimase un Carabiniere dopo l’armistizio dell’8 settembre, nonostante il caos e la confusione che ne seguirono. Pochi giorni dopo l’armistizio, un reparto di paracadutisti tedeschi si rifugiò in vecchi edifici della Guardia di Finanza di Torre Perla di Palidoro, che ricadeva sotto la giurisdizione di Torrimpietra. Durante l’utilizzo di vecchie casse di munizioni, i soldati tedeschi furono colpiti da un’esplosione che causò due morti e due feriti. Il caporeparto tedesco, desideroso di alimentare l’odio verso gli italiani, chiamò il vicebrigadiere D’Acquisto. Quest’ultimo, consapevole delle possibili rappresaglie indiscriminate, avrebbe dovuto collaborare all’indagine e trovare i colpevoli entro l’alba successiva.

Ma Salvo non poteva sopportare l’idea che ventitré persone innocenti pagassero per un incidente. Così, il 23 settembre, il paese fu rastrellato e quelle ventitré persone, uomini e ragazzi presi a caso, furono portate sul luogo dell’esecuzione. Salvo, di ventitré anni, si accusò dell’incidente e disse: “Se volete un colpevole, lo avete davanti: sono io”. Consentì quindi la liberazione degli altri ventitré prigionieri. Purtroppo, fu ucciso da una scarica di arma automatica sul litorale dove i tedeschi li avevano costretti a scavare le fosse in cui sarebbero stati sepolti. Fu ucciso da innocente e da eroe, come riconobbero gli stessi tedeschi.

Ma prima di morire, Salvo lanciò un messaggio a chiunque volesse ascoltarlo: “Viva l’Italia”. Sì, viva l’Italia. Nonostante tutto.

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