Assoluzioni confermate in appello per imputati accusati di gestire i gadget della camorra a Casal di Principe. La Corte di Appello di Napoli ha confermato la sentenza di assoluzione emessa nel 2015 dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il Procuratore generale aveva chiesto 12 anni di pena per uno dei figli di “Sandokan” e 7 anni per gli altri imputati, ma i giudici d’appello hanno ritenuto insufficienti le prove presentate. Tra gli assolti ci sono anche il cugino di Schiavone Jr., Ortensio Pezzella e Giacinto Corvino, accusati solo di partecipazione all’imposizione del materiale pubblicitario. L’inchiesta si basava sul racket di penne e calendari, ma molti commercianti hanno dichiarato di aver scelto liberamente i prodotti. In primo grado, l’accusa aveva chiesto oltre quaranta anni di reclusione per i quattro imputati. L’inchiesta si è basata anche sulle dichiarazioni di diversi pentiti, ma queste sono state sconfessate dal tribunale. Calendari, accendini, penne e materiale pubblicitario venivano siglati con il nome della ditta da pubblicizzare in una tipografia sequestrata durante il blitz. L’inchiesta ha coinvolto anche altre undici persone, tra cui il figlio di “Sandokan” Libero, condannato a 13 anni. Il sodalizio criminale era composto principalmente da ventenni considerati emergenti della camorra e veniva accusato di imporre agli esercizi commerciali l’acquisto di gadget per le festività natalizie. Le intercettazioni ambientali e telefoniche sono state fondamentali per l’inchiesta. Il volume di affari del racket della pubblicità non era molto alto, ma faceva parte di uno dei tanti business portati avanti dai Casalesi. La tipografia clandestina che produceva i gadget è stata posta sotto sequestro per violazioni della normativa sul lavoro.

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