Il 28 settembre 2023, alle 20:08, un veicolo è caduto da un viadotto causando la morte di 40 persone. L’ex direttore generale e due dipendenti sono stati condannati. Castellucci si definisce un capro espiatorio.
Il giudice ha ridotto la pena a cinque anni di reclusione per il dirigente di Aspi, Nicola Spadavecchia, e per il direttore di tronco di Aspi, Paolo Berti. Le pene sono state rideterminate a tre anni di reclusione per Gianluca De Franceschi (dirigente di Aspi), Gianni Marrone (dipendente di Aspi) e Bruno Gerardi (dipendente di Aspi). La Corte di Appello li ha ritenuti colpevoli di omicidio colposo e disastro colposo. A Castellucci viene contestata la violazione delle norme sulla circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, in particolare per non aver provveduto alla riqualificazione del viadotto Acqualonga dell’A16 con la sostituzione delle barriere di sicurezza non conformi alle norme. Il processo di secondo grado, conclusosi oggi, è iniziato il 7 gennaio 2021. Nella requisitoria del 4 maggio scorso, la Procura generale di Napoli ha sostenuto la relazione di causa tra la mancata sostituzione delle barriere e l’incidente che ha causato 40 vittime. Al momento della lettura della sentenza, erano presenti anche alcuni parenti delle vittime. Castellucci si definisce un capro espiatorio e afferma che la sentenza di secondo grado va contro il senso comune e i fatti già accertati in primo grado.
I legali di Castellucci ritengono la sentenza incomprensibile. L’avvocato Alfonso Furgiuele, uno dei difensori di Giovanni Castellucci, afferma che in oltre 50 anni di professione non ricorda una sentenza di assoluzione ribaltata in appello nonostante gli argomenti sostenuti fossero stati confermati e rafforzati. Non riesce a immaginare come la Corte di Appello di Napoli possa redigere una motivazione ragionevole a sostegno della condanna che possa reggere nel giudizio di cassazione. L’avvocato Paola Severino, altro difensore di Castellucci, dichiara che la sentenza è sorprendente e non corrisponde alle prove del processo. Castellucci aveva stanziato i fondi per la sostituzione delle barriere su oltre 2.200 chilometri di strada, comprese quelle presenti sul viadotto in questione. La decisione di non includere la barriera presente nel tratto di Acqualonga tra quelle da sostituire è stata presa nella fase esecutiva, non competente all’ingegner Castellucci, e era stata valutata adeguata e sicura dal perito nominato dal Tribunale. Castellucci viene condannato nonostante l’innocenza accertata nel primo grado. È difficile comprendere quale sia la colpa di Castellucci se non quella di essere stato l’amministratore delegato dell’epoca.