Gli investigatori stanno lavorando sulle discrepanze riguardanti la posizione dei minori durante l’omicidio al fine di escludere la premeditazione.

Nelle prime ricostruzioni del femminicidio di via Flavio Gioia, gli inquirenti hanno utilizzato l’espressione “da approfondire” per riferirsi alle motivazioni per cui i figli di Marco Aiello, l’idraulico di 40 anni in carcere per l’omicidio della moglie, e della sua vittima, Maria Rosa Troisi, di 37 anni, non erano in casa quel terribile mercoledì mattina. Uno dei tanti interrogativi che animano il lavoro del sostituto procuratore Licia Vivaldi, responsabile delle indagini sul delitto di località Lago, delegate ai carabinieri della Sezione operativa del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Battipaglia, agli ordini del capitano Samuele Bileti, è se i minori erano stati sollecitati dal padre ad allontanarsi o meno. Questo punto è centrale nell’indagine, attentamente esaminato dagli inquirenti al fine di escludere completamente l’aggravante – finora non prospettata – della premeditazione, che aggraverebbe ulteriormente la posizione dell’indagato, che ha confessato il reato e che è assistito dagli avvocati Leopoldo Suprani e Giovanni Giuliano. Nelle prime testimonianze, infatti, ci sarebbero delle contraddizioni (definite dal pm “lievi discordanze”) sulla posizione dei minori al momento dell’omicidio.

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