Giovanni Limata, il giovane di Cervinara condannato per l’omicidio di Aldo Gioia, ha nuovamente tentato il suicidio. Il fatto è avvenuto due sere fa, quando il ragazzo si è inflitto un taglio al braccio nel carcere di Bellizzi Irpino. La ferita era profonda e ha causato una copiosa perdita di sangue. Non soddisfatto, Limata si è inflitto altri tagli in altre parti del corpo. Dopo i primi soccorsi all’interno del carcere, è stato necessario trasportarlo al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Avellino.

I medici hanno curato le ferite e applicato alcuni punti di sutura, ma il ragazzo avrebbe rifiutato le cure e il ricovero. Successivamente è stato riportato nel carcere di Avellino, dove è ora sotto stretta osservazione medica. Sono stati gli agenti penitenziari a notare quello che stava accadendo nella sua cella e il loro intervento è stato provvidenziale, poiché hanno evitato una tragedia, salvando la sua vita per la seconda volta.

Giovanni Limata aveva già tentato il suicidio l’anno scorso nella sua cella, ferendosi gravemente alla gola e ai polsi. L’episodio era accaduto alla fine di gennaio del 2022, quando si era tagliato la gola utilizzando il coperchio di alluminio di una scatoletta di tonno. Anche in quell’occasione, gli agenti penitenziari furono tempestivi nei soccorsi.

Giovanni Limata e la sua allora fidanzata Elena Gioia sono stati condannati a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Aldo Gioia, padre di Elena, avvenuto il 24 aprile 2021. Aldo Gioia, funzionario tecnico della Fca di Pratola Serra, fu ucciso nel sonno con 14 coltellate. Giovanni Limata e Elena Gioia avevano l’obiettivo di sterminare tutta la famiglia di lei, compresa la madre e la sorella.

Prima del delitto, Giovanni Limata aveva già mostrato segni di instabilità, minacciando di suicidarsi nel 2019 e inscenando altri gesti scomposti per il rifiuto della ragazza di cui era innamorato. Era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio in un ospedale di Solofra. Inoltre, erano frequenti le liti in famiglia, soprattutto con il padre. Questi fatti confermano il carattere difficile del giovane di Cervinara, autore di uno dei delitti più efferati che abbiano scosso l’intera comunità irpina.

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