Da bambini ci viene insegnato che l’aritmetica e la geometria sono elementi fondamentali per la nostra vita e che ci serviranno per inserirci correttamente nella società in cui viviamo. Questi insegnamenti sono indispensabili per affrontare la vita quotidiana, in cui abbiamo bisogno di saper leggere, scrivere e fare dei calcoli.
Gli esempi che ci vengono proposti sono legati alla quotidianità, come ad esempio saper acquistare la giusta quantità di pane o latte, dividere equamente una torta tra amici e parenti, appendere correttamente un quadro o calcolare lo spazio che occuperemo in una stanza sistemando dei mobili. Non sapevamo che queste nozioni erano espresse con le regole di un mondo euclideo.
Continuando a studiare, ci viene insegnato che le affermazioni di Euclide sono dimostrabili attraverso teoremi, ovvero affermazioni irrefutabili, una tesi da dimostrare e una conclusione derivata da quanto detto in precedenza. Fino a quando ci viene detto che esistono alternative possibili, come la geometria sferica e la geometria iperbolica, che si riferiscono a condizioni non espresse sul piano e che risultano complesse da comprendere per chi non è matematico.
Recentemente, la magistratura ci ha fornito strumenti innovativi per comprendere e affrontare la realtà, come ad esempio l’idea che qualcuno “non potesse non sapere” e quindi derivarne la responsabilità in azioni criminali.
Qualche giorno fa, riflettendo sull’incidente di Mestre in cui un autobus, cadendo da un viadotto, ha causato la morte di 21 persone, ho indicato come si sarebbe sviluppata la sequenza di azioni che avrebbero dovuto seguire come prassi ordinaria. Ho notato che le condizioni di precarietà e pericolosità del viadotto erano note a tutti e, nonostante i lavori di messa in sicurezza affidati dal proprietario dell’infrastruttura, nessuno, nemmeno la Procura che ne era a conoscenza, ha interrotto il traffico o ha fatto qualcosa per evitare la tragedia.
Come previsto, sono stati individuati tre potenziali responsabili: l’amministratore dell’azienda proprietaria del mezzo e due tecnici del Comune di Venezia.
Ciò che sconvolge è il fatto che le autorità decisionali che avrebbero potuto evitare la tragedia non sembrano coinvolte. E nell’attuale situazione sembra che il teorema sopra citato non sia applicabile.

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