La morte di Rosa Domenica Cutolo, conosciuta come “donna Rosetta”, riapre il dibattito sul rapporto tra la Nuova Camorra Organizzata (NCO), fondata da suo fratello Raffaele, e la provincia di Avellino. Questo legame si è formato molto tempo prima dell’affare Sisma, quando la famiglia Graziano e il potente “professore” avevano stretto un patto di ferro tra Vallo di Lauro e Ottaviano.
Il primo a parlare della latitanza di “donna Rosetta” e di altri importanti esponenti della camorra cutoliana, tra cui Domenico Radunanza, è stato il collaboratore di giustizia Giovanni Pandico. Pandico, originario di Liveri, l’ultimo comune del napoletano al confine con l’Irpinia e il Vallo di Lauro, ha descritto la loro fuga.
Tuttavia, la presenza di Donna Rosetta non è mai stata confermata. In una delle rare apparizioni televisive, intervistata da Sandro Ruotolo per Fanpage, lei stessa ha ammesso di non essersi mai spostata da casa durante la latitanza.
Un altro collaboratore di giustizia che ha svelato il ruolo di spicco del defunto Raffaele Graziano nella NCO è stato Felice Graziano, alias Felicione.
Ad Avellino, Rosa Cutolo è stata processata per uno dei numerosi crimini per i quali era accusata come “mandante” in collaborazione con suo fratello Raffaele. Davanti alla Corte d’Assise presieduta da Michele Rescigno, è stata difesa dagli avvocati Paolo Trofino e Sabato Graziano ed è stata assolta dall’accusa di essere stata la mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruocco, avvenuto il 17 giugno 1981 nelle campagne di Serino.
Nello stesso processo, anche Raffaele Cutolo è stato imputato e assolto, difeso dal penalista irpino Gaetano Aufiero. Durante il processo, il pm antimafia Francesco Soviero aveva chiesto l’ergastolo per entrambi.
Rosetta Cutolo non ha mai partecipato all’udienza, sia per la sua età avanzata, sia perché suo fratello ha rinunciato a comparire per tutto il processo.
Secondo le accuse dei pentiti, tra cui uno degli autori materiali del delitto, Ruocco sarebbe stato punito perché, un anno prima, aveva piazzato una bomba sotto l’abitazione di Cutolo. Da qui l’ordine arrivato dal carcere da Cutolo e trasmesso agli affiliati in una riunione ad Ottaviano dalla sorella Rosetta, che obbediva agli ordini del fratello.
Ruocco è stato sequestrato da un commando e poi torturato fino a confessare la colpa, prima di essere ucciso con due colpi alla testa. Vincenzo Casillo, che non aveva dato l’ordine per l’attentato contro il capo della NCO, è stato il primo a chiedere la punizione per Ruocco. Durante lo stesso episodio, è morto anche il complice di Ruocco, Mario Fiorino.
Durante il processo ad Avellino, i protagonisti della storica guerra di camorra degli anni ’80 sono saliti sul banco dei testimoni. Oltre a Pasquale Barra, soprannominato “animale”, e Carmine Alfieri, anche Umberto Ammaturo, storici nemici del boss di Ottaviano, hanno testimoniato.