NAPOLI. La chiusura delle indagini sulla strage del Venerdì Santo è arrivata con la condanna definitiva e la cattura di Ciro Mariano, il capo indiscusso del clan dei “picuozzi”. Questo brutale agguato, avvenuto a Sant’Anna di Palazzo il 29 marzo 1991, ha causato la morte di tre persone innocenti. Dopo anni di indagini, la giustizia ha stabilito che Mariano è stato il mandante della strage e ora, con la sua cattura, dovrà scontare l’ergastolo.

La guerra scoppiata nel 1991 nei Quartieri Spagnoli è stata paragonata, per la sua intensità e ferocia, alla faida di Secondigliano e Scampia. Dopo settimane di tensioni, le sparatorie e le intimidazioni hanno portato all’agguato del 24 marzo 1991, in cui è stato ucciso Ciro Napoletano e ferito Vincenzo Romano. Questo episodio ha innescato una sanguinosa guerra di camorra tra il clan Mariano e una frangia di scissionisti che voleva gestire autonomamente il malaffare in alcune zone del centro. A capeggiarli c’erano Salvatore Cardillo detto “Beckenbauer” e Antonio Ranieri soprannominato “Polifemo”.

La strage del Venerdì Santo è stata organizzata come vendetta per l’agguato a Vincenzo Romano. I sicari hanno sparato a Sant’Anna di Palazzo, uccidendo tre uomini che non avevano nulla a che fare con la camorra. Paolo Pesce, condannato in primo grado per concorso in omicidio, tentato omicidio e violazione della legge sulle armi, è stato assolto in appello. Mariano, invece, era stato in libertà vigilata dal 2018 dopo 31 anni di detenzione. Tuttavia, sono emerse nuove accuse nei suoi confronti.

Oltre ad essere coinvolto nella camorra, Mariano era molto attivo su TikTok, dove pubblicava le sue poesie. La sua cattura ha finalmente chiuso il cerchio delle indagini sulla strage del Venerdì Santo, portando un po’ di giustizia per le vittime e le loro famiglie.

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