Minacce durante il processo per le violenze in carcere di Santa Maria Capua Vetere
Un testimone durante il processo per le violenze in carcere di Santa Maria Capua Vetere ha minacciato di far saltare l’intero processo se non fossero state prese misure per tutelare i detenuti. Bruno D’Avino, uno dei capi delle proteste scoppiate nel carcere il 5 aprile 2020, ha dichiarato in aula che avrebbe potuto interrompere il processo con una semplice telefonata.
Le proteste erano scoppiate a causa della notizia dei casi di positività al Covid tra i detenuti, durante il periodo di lockdown. Le proteste avevano portato a perquisizioni straordinarie e pestaggi dei detenuti da parte degli agenti il giorno successivo.
Il testimone, che si è costituito parte civile nel processo, ha spiegato che le sue parole erano state pronunciate per sfogarsi e per esprimere la sua rabbia per il fatto che gli agenti imputati nel processo siano stati reintegrati in servizio.
Durante l’udienza, D’Avino ha anche ammesso di aver minacciato gli agenti durante le proteste del 5 aprile, dicendo di voler loro tirare addosso dell’olio bollente. Tuttavia, ha poi spiegato che l’olio era stato utilizzato per cucinare gli spaghetti.
La reazione del pubblico ministero è stata di considerare le parole di D’Avino come “esternazioni, non minacce”. Tuttavia, l’avvocato di un imputato ha chiesto di fermare l’esame del testimone, sostenendo che si era autoaccusato di vari reati e che dovrebbe essere sentito come un indagato. La richiesta è stata respinta dal presidente del collegio, che ha deciso di continuare l’udienza.
Il processo per le violenze in carcere di Santa Maria Capua Vetere è in corso all’aula bunker del carcere stesso. Gli imputati sono 105, tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici dell’Asl di Caserta. Le violenze avvenute il 6 aprile 2020 hanno causato decine di feriti tra i detenuti.
Inoltre, durante l’udienza, D’Avino ha espresso la sua frustrazione per il fatto che nel carcere di Carinola lavorano agenti imputati nel processo che erano stati sospesi ma poi reintegrati dall’amministrazione penitenziaria. Le sue parole hanno provocato la reazione di un ex agente penitenziario, Angelo Bruno, che ha annunciato una querela nei confronti del testimone.
Nonostante le tensioni in aula, il processo continua a cercare di fare luce sulle violenze avvenute in quel periodo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Si spera che giustizia venga fatta per gli episodi di violenza e che vengano prese misure per garantire la sicurezza e la tutela dei detenuti.