Bruxelles sotto attacco: il terrorismo colpisce di nuovo la capitale europea
Dopo sette anni e mezzo, Bruxelles è stata colpita nuovamente dal terrorismo, questa volta marchiato ISIS. La città, che ospita le istituzioni europee, sembra essere diventata un obiettivo per coloro che vogliono colpire l’Europa “infedele” al suo cuore. Ma perché la Svezia è stata coinvolta? Forse perché alcuni testi del Corano sono stati bruciati in proteste pubbliche? O forse perché è stata la Svezia stessa a espellere il terrorista in questione?
Il 16 ottobre scorso, Abdesalem Lassouded, 45 anni, ha ferito un uomo di nazionalità svedese e ha ucciso due persone che erano venute a Bruxelles per vedere la loro nazionale di calcio. Le sue ultime parole sui social media sono state: “Ho sparato per vendicare i musulmani”. Dopo una fuga di una intera notte, l’uomo è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Lassouded era stato condannato a più di 26 anni di carcere in Tunisia nel 2005, ma era evaso nel gennaio 2011. Il caso è stato segnalato solo il 1 luglio 2022 dalle autorità tunisine, a causa di un fascicolo smarrito. Dopo essere arrivato in Italia nel 2011 su un piccolo barcone, ha lavorato come operaio a Milano, dove è stato arrestato due volte per terrorismo. Successivamente si è recato a Genova per richiedere i documenti al consolato tunisino. Dopo essere tornato in Italia nel 2016, è stato identificato a Bologna come un individuo radicalizzato, con la volontà di unirsi alla Jihad e partire per combattere. Monitorato anche dai servizi di intelligence, si è poi recato in Belgio, dove la sua presenza a Schaerbeek era nota all’ufficio stranieri (EO) dal 2019, quando aveva chiesto asilo. Non era però noto al comune né al dipartimento di polizia. Un fantasma in totale libertà.
Ho avuto l’opportunità di parlare della situazione a Bruxelles con un funzionario salernitano di un ente pubblico italiano che lavora nella città da diversi anni.
– Come hai vissuto la tragedia? Dove eri?
Quando l’attacco è avvenuto, ero in ufficio. Mentre tornavo a casa, tra il mio ufficio e una sinagoga, ho ricevuto telefonate dai miei familiari che mi chiedevano se stavo bene. È così che ho saputo cosa era successo.
– Qual è l’atmosfera a Bruxelles una settimana dopo l’attentato terroristico?
In Belgio, subito dopo l’attentato terroristico del 16 ottobre, è stato dichiarato il livello di allerta 4, il più alto, che indica una “minaccia terroristica grave e imminente”. Successivamente è stato abbassato al livello di allerta 3. Bruxelles è una città molto resiliente e lo ha dimostrato già in passato, affrontando attacchi molto violenti. Qui si vive sempre in allerta, con attenzione e massima cautela. Sulle strade, i poliziotti escono in gruppi di quattro e controllano tutto. Il giorno dopo l’attentato, le scuole delle regioni fiamminghe sono state chiuse, mentre quelle francofone sono rimaste aperte. C’era molta tensione perché l’attentatore era in fuga e chiunque poteva trovarselo davanti. Molte famiglie hanno deciso di non mandare i loro figli a scuola. Vivo nel Quartiere Europeo, di fronte al Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea, e quel giorno in cui si sperava e si aspettava che il terrorista fosse catturato, la zona era avvolta dal silenzio, sembrava domenica, le strade erano deserte, l’atmosfera era immobile, in attesa degli eventi. Poi c’è stata la sparatoria che tutti si aspettavano e l’uomo è stato ucciso dalla polizia. Dopo aver verificato che si trattava di un “lupo solitario”, il quartiere europeo ha ricominciato a vivere, ma con massima attenzione da parte di tutti.
– Percepisci paura tra le persone comuni?
La città reagisce bene in termini di attenzione. Qualche giorno fa, un uomo su un tram ha notato un altro uomo con una pistola in tasca. Ha avvertito la polizia e il tram è stato fermato. Sono stati effettuati controlli e si è scoperto che si trattava di un poliziotto in borghese. Questo per dire che tutti si guardano, si scrutano. La paura si trasforma in massima attenzione. Ieri era domenica e faceva incredibilmente bel tempo, avevo pensato di fare una passeggiata come al solito. Poi ho ripensato: “Non voglio rischiare”, mi sono detto, soprattutto perché era domenica e ci sarebbe stata molta gente. È meglio restare a casa. Ovviamente gli attentati terroristici generano paura e cambiano le abitudini.
– Bruxelles conosce bene il terrore: il 24 maggio 2014, 4 persone sono state uccise al Museo Ebraico da un uomo di origini algerine legato all’ISIS. Il 22 marzo 2016, all’aeroporto di Zaventem e alla stazione metropolitana di Maelbeek, nel cuore del Quartiere Europeo, sono esplose due bombe, causando 32 morti e 340 feriti. Gli attentati sono stati rivendicati dall’ISIS e sono stati commessi da due fratelli belgi di origini marocchine. Il 29 maggio 2018, un belga di 31 anni ha ucciso uno studente e due poliziotte gridando “Allah Akbar”, prendendo in ostaggio una donna che è stata risparmiata solo perché di fede musulmana. L’ISIS ha rivendicato il massacro. La sera prima, appena uscito di prigione, l’attentatore ha ucciso un amico, un ex detenuto, con un martello. È stato poi ucciso dalla polizia. Lontano dall’Italia, dalla mia Salerno, dalla mia famiglia, come percepisco il mondo?
Proprio mentre parliamo, dalle finestre della mia casa vedo una manifestazione pro-Palestina. È nata sui social media, quindi la gente si è radunata qui da ogni parte. Mi rendo conto che, stando a Bruxelles, siamo a due passi dalla Francia, dall’Olanda, dalla Germania, in un mondo multietnico. Questa manifestazione è la dimostrazione che, appena superato l’attentato di Bruxelles, si vuole richiamare l’attenzione sulla guerra che si sta svolgendo tra Israele e Palestina. Bruxelles diventa così il luogo della protesta che richiama persone da ogni nazione confinante. Credo che più presto si risolverà questo atroce conflitto, meglio sarà per tutti, anche per noi. La terza guerra mondiale potrebbe essere scatenata da attentati terroristici in tutto il mondo e con l’avvicinarsi del Natale, iniziamo a temere la possibilità di nuovi attacchi proprio nei mercatini natalizi…
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