Azione risarcitoria rigettata per caso di pedofilia a Cetara
Un procedimento civile intentato dalla famiglia di una ragazza di Cetara, coinvolta in un’inchiesta sulla pedofilia, è stato respinto come infondato e inammissibile in termini temporali. L’inchiesta, che ha portato all’arresto del padre, del fratello e del vicino di casa della minore nel gennaio 2010, si è conclusa con un’archiviazione 6 anni dopo, ritenuta tardiva dalla famiglia. Nel frattempo, la ragazza è stata affidata alla sua maestra e successivamente è scomparsa senza ricongiungersi mai più ai suoi genitori.
Dopo aver intentato un procedimento per il risarcimento dell’ingiusta detenzione, la famiglia ha chiamato in causa il presidente del Consiglio dei Ministri, in base alla legge Vassalli che prevede la responsabilità civile dei magistrati. Dopo 5 anni, il Tribunale di Napoli ha respinto la richiesta risarcitoria avanzata dall’avvocato della famiglia, condannando inoltre il padre e il fratello della ragazzina al pagamento di 9mila euro.
La motivazione del giudice si basa sulla richiesta di archiviazione, che non ha rivelato l’insussistenza delle violenze subite dalla bambina diventata adolescente, ma ha lasciato intendere che a causa dello stato compromesso della lucidità della vittima, non si è potuta stabilire chi avesse perpetrato gli abusi e in quali circostanze.
La vicenda risale al gennaio 2010, quando il padre della minore, il fratello e un vicino di casa sono stati arrestati. Due inchieste sono state aperte dalla Procura: una riguardava i presunti stupratori, l’altra coinvolgeva tutti gli altri indagati per pedopornografia. Nel piccolo centro di Cetara sono state effettuate 18 perquisizioni e altrettante famiglie sono finite sotto indagine. La Procura ha ipotizzato l’esistenza di un vasto giro di pedofilia che coinvolgeva quasi tutto il paese.
Nel febbraio 2010, il tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare contro i tre indagati. Tuttavia, i legali non si sono arresi e hanno presentato un ricorso in Cassazione, che ha annullato l’ordinanza e ha rimandato gli atti al tribunale del Riesame. Quest’ultimo ha disposto l’immediata scarcerazione degli indagati nel 2010, poiché le dichiarazioni della minore non erano considerate attendibili e gli scenari di violenza descritti dalla Procura sembravano addirittura inverosimili.
Sono stati necessari altri 5 anni per chiedere l’archiviazione del procedimento al Gip, che è stata finalmente ottenuta solo nell’8 luglio 2016. Nel frattempo, la ragazza era diventata maggiorenne e si erano perse le sue tracce.