Marco Di Caterino Casoria. Duro colpo al racket delle estorsioni. A gennaio avevano imposto, con minacce esplicite “ vantando” l’appartenenza al clan Moccia, una pesante rata del pizzo, circa duemila euro, al titolare di un’impresa edile impegnata a Casoria, impegnata in lavori di rifacimento di alcune strade. E anche questa volta, grazie alla denuncia della vittima gli estorsori sono finiti in carcere, dopo un arresto bis, visto che il fermo di polizia giudiziaria non era stato convalidato. E dopo un supplemento di indagini, ieri invece, sono scattate le manette per Salvatore Barbato, 55 anni, Tommaso Russo, 40 anni, e Gennaro Sorrentini, 39 anni, tutti residenti a Casoria, già noti alle forze dell’ordine, accusati in concorso di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I tre emissari del racket delle estorsioni, sono stati arrestati presso le rispettive abitazioni nel corso di un vero e proprio blitz dei carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal maggiore Diego Miggiano e dai militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Anti mafia partenopea che ha coordinato le indagini. In meno di un mese, in questa fascia di comuni a nord di Napoli, dove le attività produttive e commerciali già provate dalla crisi economica per l’epidemia da Covid 19 sono anche asfissiate dal racket delle estorsioni, grazie alla denuncia di due imprenditori i carabinieri hanno arrestato quattro esponenti del clan egemone. “ E’ una meravigliosa inversione di tendenza – ha dichiarato Luigi Cuomo, presidente di SoS Impresa – oltreché di una cultura della denuncia che sta prendendo piede soprattutto nella zona a nord di Napoli dove il lavori delle forze dell’ordine è senz’altro magnifico. Gli imprenditori che denunciano sono sempre di più, mai lasciati da soli, e soprattutto si sono resi conto che una volta denunciati questi aguzzini scoprono che possono lavorare in pace senza che nessun altro criminale torni da loro a chiedere il pizzo. Spero con tutto il cuore - concluse Luigi Cuomo - che questa nuova cultura di legalità si trasformi in una sorta di vaccino anti racket con la conseguente immunità di gregge contro la camorra”. Le indagini sono partite dalla denuncia sporta nel mese di gennaio dall’ imprenditore edile che stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione a Casoria, a cui era stata avanzata una richiesta di denaro, con un inquietante “ Cercate di mettervi a posto” per poter proseguire l’attività. Nel corso delle indagini, scattate immediatamente, i carabinieri grazie all’analisi dei sistemi di videosorveglianza della zona e le attività investigative, riuscirono a cristallizzare le diverse fasi e le modalità della richiesta estorsiva e soprattutto a identificare gli emissari del racket che si erano recati nel cantiere, tra questi Salvatore Barbato dello “ Totore ‘o cane” e Tommaso Russo, che il primo febbraio rimase ferito da alcuni colpi di pistola nel corso di un agguato nella centralissima Piazza Cirillo di Casoria. E così l’undici febbraio scorso, i tre arrestati furono sottoposti ad un provvedimento di fermo di polizia, non convalidato dal Tribunale di Napoli Nord. Per nulla scoraggiati gli inquirenti hanno poi sviluppato ulteriori indagini che hanno portato gli investigatori a raccogliere nuove prove, che hanno convinto il gip del tribunale di Napoli a disporre le misure cautelari che sono state eseguite ieri mattina.

Il 28 luglio scorso, un giovane di nome Emanuele Scuotto è rimasto ferito in un agguato nel quartiere Salicelle di Afragola. Questa notte, i carabinieri della stazione di Somma Vesuviana lo hanno arrestato per detenzione illegale di arma da fuoco. Scuotto, un ventunenne già noto alle forze dell’ordine, è finito in carcere.

Durante una perquisizione nella sua abitazione, i carabinieri hanno fatto una scoperta inquietante: hanno trovato e sequestrato una pistola Smith & Wesson calibro 32 con tre cartucce nel tamburo, oltre ad altre 27 munizioni calibro 6,35mm. L’arma e le munizioni erano nascoste in un borsello di pelle tra i vestiti, all’interno di un armadio.

Scuotto è stato immediatamente portato in carcere, in attesa dell’interrogatorio per la convalida dell’arresto. Questo episodio dimostra ancora una volta l’importanza del lavoro delle forze dell’ordine nel contrastare il traffico illegale di armi da fuoco e garantire la sicurezza dei cittadini.

La detenzione illegale di armi da fuoco rappresenta un grave reato, che mette a rischio la vita delle persone e alimenta la violenza nella nostra società. È fondamentale che le autorità continuiamo a intensificare i controlli e ad adottare misure efficaci per contrastare questo fenomeno.

È anche importante che la società si impegni nella prevenzione della violenza armata, promuovendo una cultura di pace e rispetto reciproco. Educazione, informazione e sensibilizzazione sono strumenti fondamentali per contrastare la diffusione delle armi illegali e garantire un futuro più sicuro per tutti.

In conclusione, l’arresto di Emanuele Scuotto per detenzione illegale di arma da fuoco è un segnale importante nella lotta contro il traffico illegale di armi. È necessario continuare a lavorare insieme per garantire la sicurezza dei cittadini e costruire una società libera dalla violenza armata.

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