Il 24 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha stabilito che il processo per la presunta intestazione fittizia di due beni a carico di Salvatore Belforte e Giovanna Allegretta doveva essere rifatto. In quell’occasione, la Corte aveva annullato le due sentenze di condanna emesse in primo grado dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e successivamente dalla Corte di Appello di Napoli, che avevano inflitto tre anni di reclusione a Salvatore Belforte, figlio del capoclan Domenico Belforte, e due anni a Giovanna Allegretta, moglie di Camillo Belforte, per essere considerati prestanome del clan dei Mazzacane riguardo a due immobili situati a Marcianise. Ieri, la Corte di Appello di Napoli, V sezione penale, ha riformato la sentenza emessa nel 2019 e ha assolto Giovanna Allegretta dall’accusa di intestazione fittizia di una lussuosa villa situata a Marcianise perché il fatto non sussiste.
I giudici hanno anche escluso l’aggravante mafiosa rispetto a un’altra ipotesi di intestazione fittizia di un altro immobile, sempre a Marcianise, attribuita a Salvatore Belforte: in questo caso il reato è stato prescritto. La Procura Generale aveva chiesto alla Corte di confermare le condanne e la confisca dei beni, ma le argomentazioni della difesa degli imputati (gli avvocati Dario Vannetiello, Massimo Trigari e Nicola Musone) hanno fatto crollare le accuse e hanno portato alla ribaltamento della sentenza. I giudici di secondo grado hanno deciso di revocare anche la confisca dei beni immobili, tra cui una villa con piscina del valore di circa trecentomila euro. Il figlio e la nuora del capoclan erano accusati di intestazione fittizia di beni, aggravata dalla finalità mafiosa, avvenute nel 2004 e nel 2008, reati che secondo la Direzione Distrettuale Antimafia erano finalizzati ad agevolare il clan Belforte, egemone a Marcianise.
Le accuse vennero contestate agli indagati dopo un’attenta attività di intercettazione. Le indagini patrimoniali portarono alla luce l’investimento di grosse somme di denaro, per centinaia di migliaia di euro, in beni di lusso e nella realizzazione di immobili, tra cui una villa con piscina: tutti beni ritenuti intestati fittiziamente da Camillo Belforte ai suoi familiari per timore di subire sequestri preventivi. La lunga vicenda giudiziaria si conclude dopo quattro anni dalla prima sentenza, arrivata nel 2019, e dopo che la Suprema Corte di Cassazione, all’inizio del 2023, aveva annullato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Napoli nel novembre 2021.