“Non pensate di poterli cambiare, gli uomini violenti. Non consentite loro di mancarvi di rispetto. Denunciate o allontanatevi al primo schiaffo. Smettete di fare le crocerossine e di sperare che i vostri compagni si ravvedano”. Questo è il messaggio-appello che Filomena Lamberti, la prima donna in Italia ad essere stata sfregiata con l’acido dal marito-aguzzino, ha lanciato ieri da Caserta, nel “Salotto di Ilenia”, dove ha parlato della sua drammatica vicenda, raccontata anche nel libro “Un’altra vita”. L’incontro è stato organizzato da “Spazio donna” e al quale hanno partecipato Vilma De Sario Tabano, presidente dell’associazione, Fausta Angrisani e Adele de Notaris, accolti dalla padrona di casa, Ilenia Di Gabriele. La cosa che più ha colpito i numerosi presenti è stata la serenità con la quale Filomena ha ripercorso le tappe del suo calvario.
Era maggio del 2012, quando il marito la svegliò dicendole: “Guarda che ti do'”, e le versò addosso una bottiglia di acido solforico. “Un dolore indescrivibile sul viso, sugli occhi, le mani, le braccia, pensavo di morire”, ha detto Filomena. Poi i soccorsi, un mese di terapia intensiva, 30 interventi al volto devastato, 10 dei quali solo per ricostruire le palpebre, un anno di cure. Nel frattempo il processo al marito, condannato a soli 18 mesi di reclusione, e uscito dopo 15. “È stata più breve la sua pena che i miei ricoveri in ospedale”, osserva Filomena. Che, però, non prova nessun sentimento di odio. “È una parola che non c’è nel mio vocabolario. Lui mi fa solo una grande pena”, dice parlando dell’uomo che le ha rovinato la vita. Sposata giovanissima, quasi da subito cominciarono i primi segni della violenza che avrebbe caratterizzato i 30 anni del suo matrimonio. “Non potevo uscire a fare la spesa se non con lui, non potevo avere amicizie, non potevo neppure stendere la biancheria. Era di una gelosia morbosa. E se gli disobbedivo, erano botte. Dapprima pensavo che sarebbe cambiato. Poi, ho resistito per i miei tre figli, nati nel frattempo: non potevo lasciarlo perché non avevo indipendenza economica e, credo, neppure psicologica. Ho stretto i denti, senza mai denunciarlo: avevo paura che mi togliessero i ragazzi e ho vissuto aspettando il giorno in cui, sistemati i figli, avrei potuto liberarmi. E quando finalmente l’ho fatto, mi ha ridotta in questo stato”, ha detto Filomena di fronte ad un pubblico attonito. Poi, uscita dal lungo periodo di cure, ha incontrato “Spazio donna”, ed è cominciata la sua rinascita. Oggi, Filomena è una donna consapevole, equilibrata, persino sorridente. “Non ho più paura, sono appagata e serena: ho finalmente conquistato la libertà. E me la godo. Sapete cosa ho fatto la prima volta che sono uscita dopo la tragedia? Ho comprato un carrello per la spesa e sono andata al supermercato da sola. Mi sembrava di respirare per la prima volta”, ha aggiunto Filomena. Che ora gira l’Italia incontrando i giovani. “L’amore non è possesso, sopraffazione – li avverte – ma è volere il bene di chi ti sta a fianco”.