Accuse di falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato sono state mosse dalla Procura di Vallo della Lucania a 182 persone, per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare davanti al giudice per le indagini preliminari, fissata per marzo 2023, si svolgerà nell’aula bunker di Fuorni a Salerno, data l’elevato numero di imputati. La maxi indagine conta 342 capi d’accusa e un numero totale di oltre 500 indagati (ci sono stati diversi stralci), e racconta di titoli di studio datati, falsificati e poi presentati per ottenere punteggi nelle graduatorie scolastiche e come personale Ata. Trentotto degli imputati provengono dall’Agro nocerino sarnese, residenti nei comuni di Nocera Inferiore, Scafati, Pagani, Sarno, Roccapiemonte, ma anche Siano, Mercato San Severino e Cava de’ Tirreni, alcuni dal Cilento, dalla città di Salerno e dalla provincia di Napoli.

Il lavoro dei carabinieri è partito dopo una segnalazione da parte di un Ufficio Scolastico regionale, che ha evidenziato come alcuni docenti, per l’assunzione in ruolo nel 2018, abbiano presentato titoli di studio molto datati e mai presentati in nessuna procedura concorsuale. Dopo una verifica di quei titoli, si è scoperto che la documentazione non è mai stata utilizzata. Sono state acquisite centinaia di quelle qualifiche sospette in tutta Italia. Un istituto paritario di San Marco di Castellabate è finito nel mirino, dove sarebbero stati formati tutti quegli atti, in questo caso diplomi e ulteriori certificazioni, necessari per ottenere un posto di lavoro nelle scuole pubbliche. Durante l’indagine, il legale dell’istituto ha spiegato che il personale sospettato dei reati non era più in servizio presso la scuola. Diverse centinaia di casi sono stati analizzati dai carabinieri, come ad esempio quello di una donna residente in Friuli che ha ottenuto un posto come bidella in una scuola, presentando due diplomi falsi come requisiti. I due diplomi, in realtà, non sono mai stati conseguiti. La donna ha lavorato da novembre 2018 a giugno 2019, poi da settembre 2019 a giugno 2020, percependo uno stipendio che le è stato poi confiscato. Agli investigatori ha spiegato di aver ottenuto la qualifica professionale per operatore dei servizi di ristorazione e, in aggiunta, un secondo diploma. Lo stesso è successo a una donna di 45 anni di Sarno, che è riuscita a lavorare in una scuola in provincia di Varese, con un titolo falso, per almeno due anni. Altri imputati sono riusciti a ottenere supplenze in sei o sette istituti nel giro di due anni. Il lavoro di verifica dei carabinieri sui registri dell’istituto di Castellabate è durato oltre un anno, e l’indagine si è estesa in tutta Italia, coinvolgendo chiunque abbia beneficiato di un attestato per ottenere un posto di lavoro in una scuola pubblica. I fatti riguardano il periodo tra il 2012 e il 2017. La maggior parte dei casi riguarda persone che hanno ottenuto un posto come insegnante grazie a diplomi falsi. In questo caso, sia il Ministero dell’Istruzione che la scuola coinvolta sono stati ingannati, concedendo incarichi di supplenza o di sostegno al candidato aspirante, che ha poi ottenuto la retribuzione totale lorda per il periodo indicato dal servizio. La Procura ha scoperto falsi diplomi, discrasie tra registri e titoli, così come le tariffe corrispondenti all’ottenimento del titolo. Questa ipotesi non rientra nel presente procedimento.

Dalle indagini è emerso che il costo di ciascun diploma di grado preparatorio, di specializzazione polivalente e di qualifica professionale andava da 1000 a 2500 euro. Queste circostanze hanno causato danni per milioni di euro alla pubblica amministrazione. Le parti e gli avvocati dovranno ora presentarsi all’udienza preliminare a marzo, per valutare se scegliere di affrontare il processo o chiedere per i propri assistiti dei riti alternativi, come già fatto quando la Procura di Vallo ha notificato gli avvisi di conclusione dell’indagine.

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