La devastazione causata dalle incursioni dei cinghiali alla ricerca di cibo è davvero enorme. Nessuna zona del Sannio, né nessuna coltivazione, dai cereali all’uva e agli ortaggi, è stata risparmiata. Con l’aumento del numero di esemplari in circolazione, il cui numero è impossibile da quantificare, aumenta anche l’entità dei danni causati all’agricoltura. Finora sono arrivate 270 richieste di risarcimento per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Saranno ovviamente necessari i dovuti controlli, ma è probabile che il risarcimento superi il mezzo milione di euro, mentre nel 2018 furono riconosciuti e concessi circa 100mila euro di indennizzo.
E le incursioni non sono finite. Dopo aver divorato interi campi di mais, grano, orzo, vigneti e ortaggi dalla primavera all’estate, i cinghiali hanno cominciato a nutrirsi dei germogli dei cereali appena seminati. “Mi hanno letteralmente distrutto circa 40 ettari in pochissimi giorni”, conferma amaramente Michele Latella, imprenditore di San Bartolomeo in Galdo, a capo di un’azienda cerealicola di oltre 80 ettari. “Mi hanno distrutto circa la metà del potenziale raccolto. Non mi resta che tornare a seminare”. Questo comporta una spesa di 20mila euro tra semi da acquistare e gasolio per i mezzi. Non c’è angolo del territorio che non sia coinvolto. Raffaele Mercorella, proprietario di una fattoria di 15 ettari a San Giorgio La Molara, dedicata alla cerealicoltura e all’allevamento di ovini, ha visto una buona parte di ciò che stava germogliando finire tra le fauci degli ungulati: “Mi costerà, tra danni subiti, nuova semina e impiego di macchinari, qualche migliaio di euro. Spero che non tornino più nei miei campi”. La stessa situazione è vissuta da Gianfranco Fortunato, proprietario di un’azienda di 36 ettari a Morcone, dove coltiva cereali, foraggi e alleva bestiame. “È il secondo anno consecutivo che vedo la desolazione nei miei campi dopo il loro passaggio”. È pronto a rimettersi al lavoro, non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno, per riseminare. Per quanto riguarda i costi, “bisogna considerare che una giornata di lavoro del trattore costa 200 euro, se tutto va bene e non ci sono danni, come quando i rastrelli finiscono nelle buche scavate dai cinghiali. Arriverò a una spesa non prevista di almeno 10mila euro”.
“Non possiamo andare avanti così”, dichiara in modo deciso Valerio Testa, sindaco di Pontelandolfo. “In questa zona gli agricoltori sono stati messi quasi in ginocchio. Senza contare che gli ungulati rappresentano sempre più un serio pericolo per i cittadini”. Il sindaco è pronto a intervenire affinché vengano adottate misure efficaci. Ad esempio, potrebbe essere estesa durante tutto l’anno la possibilità di caccia. Ho parlato con i vertici della Coldiretti per una collaborazione iniziativa”. L’organizzazione è pronta a mobilitarsi in tal senso. “Faremo tutto il possibile”, assicura Gerardo Dell’Orto, direttore generale provinciale, in collaborazione con le istituzioni, alla ricerca delle soluzioni più efficaci. La regione continuerà a fare la sua parte, ma “anche gli agricoltori dovrebbero intervenire”, suggerisce Porcaro. Potrebbero ad esempio dotarsi di recinzioni attraverso le quali non possono passare i cinghiali. Una misura che si sta rivelando efficace.