La Suprema Corte ha emesso una sentenza definitiva nei confronti degli assassini dell’agente di polizia di Napoli, Pasquale Apicella, ponendo così fine alla questione. I tre banditi responsabili di aver speronato e ucciso l’agente sono stati condannati in via definitiva. I due fratelli Igor e Abram Adzovic sono stati condannati a 14 anni di reclusione, mentre Fabricio Adzovic, che era alla guida dell’auto rubata, è stato condannato a 22 anni di reclusione.

I fatti risalgono al 27 aprile 2020, quando i tre banditi erano a bordo di un’auto in via Calata Capodichino, dopo aver appena scassinato un bancomat. L’agente Pasquale Apicella si è posizionato di fronte all’auto cercando di bloccarli. Tuttavia, l’auto, una potente Audi modificata e rinforzata nei paraurti, si è schiantata a folle velocità contro la volante della polizia, travolgendo e uccidendo l’agente Apicella.

Un quarto membro della banda, Renato Adzovic, è stato già giudicato e condannato a sei anni di reclusione per reati minori, non essendo coinvolto nell’omicidio.

Le pene inflitte a Fabricio Hadzovic, Admir Hadzovic e Igor Adzovic per omicidio volontario (26, 18 e 18 anni di reclusione) saranno integrate da quelle che verranno emesse dalla Corte di Assise di Appello di Napoli per i reati satellite. La Suprema Corte ha rimandato le valutazioni alla Corte di Appello per questi reati.

Il rinvio è stato necessario poiché alcuni dei reati satellite contestati agli imputati, come il furto, sono diventati improcedibili a causa dell’entrata in vigore della cosiddetta riforma Cartabia, che richiede una querela. L’associazione Vittime del Dovere, rappresentata dall’avvocato Sergio Bellotti, ha ottenuto il diritto al risarcimento del danno e al rimborso delle spese.

“Lavoriamo per sostenere la famiglia di Pasquale Apicella nella ricerca della verità”, commenta l’associazione. “Fare giustizia significa innanzitutto valutare oggettivamente i fatti e attribuire le corrette responsabilità agli autori di reato che, purtroppo, non hanno considerato il valore della vita altrui come prioritario”.

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