Il degrado e l’abbandono stanno danneggiando gravemente i resti del centro storico di Napoli, un vero e proprio punto di accesso alla cultura della città. Gli allarmi non ascoltati, compresi i recenti crolli, hanno spinto tre librai a lanciare un appello e a rivolgersi al principale quotidiano del Sud per chiedere un intervento risolutivo. Ma non è tutto qui. Si tratta anche di uno scontro, purtroppo comune nella città, tra il settore pubblico e privato, ovvero tra il Comune e i residenti sulle rispettive responsabilità. Questi sono i punti che finiranno nel fascicolo giudiziario, destinato a fare chiarezza sul caso Port’Alba, dopo l’inchiesta de Il Mattino sulle condizioni di abbandono in cui versa uno dei simboli del nostro centro storico. Questo è il primo passo di un’indagine avviata dalla Procura di Napoli, determinata a fare chiarezza su questioni di interesse collettivo, specialmente quando si tratta della sicurezza delle persone, in particolare dei turisti e dei passanti che affollano l’area di Port’Alba, e della necessità di proteggere il nostro patrimonio architettonico, a cominciare dai fregi, i capitelli, gli stucchi e le pareti che adornano i complessi monumentali. È probabile che questa vicenda richiami l’attenzione del pool guidato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, che coordina le indagini legate alla lotta contro ogni forma di illegalità che colpisce il nostro patrimonio culturale. Saranno effettuati controlli necessari, che devono essere raccontati a partire da una premessa, anche alla luce dell’eco mediatica che la storia di Port’Alba sta suscitando: non si tratta di un’indagine finalizzata a criminalizzare qualcuno, ma a verificare se ci sono ipotesi di reato penale. È quindi un’indagine esplorativa che al momento non dovrebbe comportare accuse né indagati. Ma proviamo ad approfondire questi accertamenti investigativi. Innanzitutto, si cerca di verificare le circostanze legate ai crolli di calcinacci dalla parte centrale della volta. Questi episodi si sono verificati abbastanza frequentemente negli ultimi tempi e non hanno causato danni alle persone solo grazie alla presenza di una rete metallica di contenimento. È inevitabile chiedersi: c’è un rischio per le persone? Quanto è resistente quella rete? Poi si cerca di scavare più a fondo. L’obiettivo è chiaro: capire a chi spetta la manutenzione di quella parte della volta di Port’Alba. Questo è il nodo principale da risolvere, poiché in questa struttura, come in altre del centro storico, ci sono interessi pubblici e privati. In che senso? Parliamo del civico 30, come è stato documentato dal nostro giornale nell’edizione di ieri mattina. Parliamo di residenti privati, ma anche di strutture di proprietà del Comune di Napoli. Quindi, a chi spetta l’intervento di manutenzione? Secondo i documenti di una controversia, la decisione dovrebbe spettare a un consulente nominato dal Tribunale, che ha sessanta giorni per stabilire le rispettive competenze. Questi sono aspetti che devono essere valutati, sempre e comunque, nel tentativo di evitare danni alle persone e prevenire il deterioramento dell’edificio. È opportuno, inoltre, esplorare i recenti avvisi giunti da Palazzo San Giacomo verso gli stessi condomini, a titolo informativo. Questi sono tasselli di una vicenda molto più ampia, che conviene esplorare alla luce dell’intervento di Sergio Locotaratolo, coordinatore delle politiche culturali per conto di Palazzo San Giacomo. In sintesi, il braccio destro del sindaco Manfredi ha annunciato “un nuovo avviso al condominio”. A cosa si riferisce? Il Comune ha richiesto al condominio di garantire la sicurezza del sito, presumibilmente perché questo tipo di interventi spetta ai privati. Come è ormai chiaro, è in corso una controversia e si sta aspettando l’expertise disposta da un giudice, ma è evidente a tutti che la situazione non può rimanere immutata fino alla fine di gennaio. Quindi? Ancora una volta, è Locoratolo a spiegare la posizione del Comune: “Anche in assenza di un’iniziativa autonoma e tempestiva da parte del condominio, il Comune comunque richiederà di garantire la sicurezza e, in caso di mancato rispetto di questa richiesta, interverrà direttamente”. Tuttavia, è evidente che non si può continuare all’infinito con scontri, avvisi, e scontri tra settore pubblico e privato, in una situazione in cui ora è la Procura a poter fare luce sull’intera vicenda.

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