Un’opera certosina e dedicata alla storia patrimoniale ed urbanistica della città di Avellino è stata portata a termine dall’ingegnere in pensione Osvaldo Sarnelli. L’ex dipendente del Comune di Avellino ha completato il secondo volume del Catasto Provvisorio della città di Avellino, Zona urbana B, Anno 1816. Questo mastodontico volume, in formato A3, segue il primo dedicato alla zona A. Il punto di partenza del lavoro di Sarnelli è il Catasto Provvisorio introdotto nel Meridione d’Italia da Gioacchino Murat.

Il Catasto Murattiano fu introdotto per poter richiedere la nuova imposta fondiaria basata esclusivamente sulla consistenza patrimoniale dei soggetti, senza considerare il ceto o la condizione. La novità del Catasto Murattiano era proprio quella di assumere come base il territorio anziché la popolazione dello Stato. Il precedente Catasto Onciario era un elenco di persone, le cui proprietà venivano accertate e registrate. Il Catasto Murattiano, invece, era un inventario dei beni. Tuttavia, era ancora un catasto descrittivo senza la componente geometrica del successivo catasto post unitario.

Ed è qui che entra in gioco l’intervento di Sarnelli. Ha ricostruito un moderno database con una corrispondenza perfetta tra gli immobili e i relativi proprietari. Ha aggiunto la componente grafica delle varie planimetrie e quella storica con la successione dei proprietari, il tutto completato da una serie di annotazioni storiche tratte da altre fonti non catastali. Il volume diventa così un’opera unica. All’interno del libro si trovano anche delle chicche come la fontana perduta di Mazas a Piazza Libertà, la sede del vecchio macello, del vecchio carcere e una chiesa demolita nell’attuale via Nappi che un tempo era la Strada Superiore la Piazza dove quest’ultima era quella della Dogana. Sarnelli ha anche ricostruito indirettamente la toponomastica stradale e ha suddiviso le varie zone di Avellino. Nel libro si trovano estratti planimetrici della città dal 1756 fino alle foto più recenti dagli anni Sessanta in poi. Sfogliando le pagine, si ha l’impressione di rivivere il passato, percorrendo le strade di Avellino attraverso immagini fotografiche e estratti planimetrici di diverse dimensioni.

Sarnelli ha impiegato sei anni per realizzare il primo volume, poiché prima del 2013 non era possibile scattare foto negli Archivi di Stato. La stesura del secondo volume è stata più veloce. Ma da dove nasce la passione di Osvaldo? Dopo il terremoto del 1980, gli fu affidato l’incarico di costituire un nuovo ufficio patrimoniale. Durante questo periodo, mentre si riadattavano vari edifici pubblici, si verificarono forti contrasti con l’amministrazione provinciale sulla proprietà di tali immobili. Sarnelli intraprese quindi con enormi difficoltà un percorso di ricerca storica, consultando atti dell’Ottocento, passaggi di proprietà, atti deliberativi e atti notarili. Man mano si appassionava sempre di più a queste ricerche storiche, ponendo fine ai contrasti tra i due enti. Da qui nacque la voglia di saperne sempre di più, mentre cresceva l’ambizione di mettere insieme tutte le informazioni in modo organico e comprensibile. Un lavoro impegnativo svolto negli Archivi di Stato di Avellino e Napoli, accompagnato dalla lettura di testi degli storici del passato come Pionati, Bellabona e Scandone.

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