“Credo che Antonio Iovine sia stato informato dell’omicidio perché Giancarlo era una persona più vicina a lui. È certo che durante i due giorni di appostamento al suo consorzio, Giancarlo c’era. Non poteva non sapere cosa stesse succedendo, il vero motivo per il quale eravamo lì.”

Queste sono le dichiarazioni rese dal pentito Dario De Simone nel processo contro Giancarlo Iovine, 61 anni, imprenditore di San Cipriano d’Aversa e cugino di secondo grado del boss pentito Antonio Iovine, noto come ‘o ninn’, per il quadruplice omicidio di camorra avvenuto il 22 ottobre 1989 a San Cipriano d’Aversa, in cui persero la vita il luogotenente cutoliano Antonio Pagano e tre suoi seguaci, Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo. In primo grado, l’imprenditore del clan dei Casalesi era stato condannato a 30 anni di carcere per la cosiddetta ‘strage dei cutoliani’, la rappresaglia del clan dei Casalesi contro i fedelissimi del “Professore”. La condanna in primo grado era stata confermata in Appello, ma a seguito di un ricorso in Cassazione, i giudici della Suprema Corte hanno annullato la sentenza di secondo grado e hanno disposto un nuovo processo davanti a un’altra sezione della Corte d’Assise di Appello di Napoli.

Il processo di rinvio dalla Suprema Corte si è riaperto dinanzi ai giudici della Prima Sezione della Corte di Assise d’Appello di Napoli, proprio con l’interrogatorio del pentito De Simone sulla sua partecipazione al progetto criminale che ha portato al quadruplice omicidio e sulla conoscenza dell’imputato riguardo alla fase preparatoria ed esecutiva del brutale delitto. Si tornerà in aula nel mese di gennaio per l’interrogatorio di Antonio Iovine, alias o’ ninn.

Il quadruplice omicidio di camorra è stato trattato nel processo Spartacus 1, che si è concluso con la condanna all’ergastolo degli esecutori materiali dell’efferato delitto, ovvero Antonio Iovine, Giuseppe Caterino e Raffaele Diana. È stato proprio o ninn a spiegare il ruolo del cugino Giancarlo all’interno dell’organizzazione criminale e il contributo fornito per la commissione del quadruplice omicidio, testimonianze che dovrà rendere anche nell’appello bis a carico del cugino. Giancarlo Iovine, titolare di un consorzio agrario a San Cipriano d’Aversa, avrebbe messo a disposizione il suo consorzio come base per gli appostamenti dei sicari del clan, poiché l’immobile si trovava vicino all’abitazione di Antonio Pagano. Per conto del clan, secondo le dichiarazioni del cugino Antonio Iovine e di Dario De Simone, l’imprenditore di San Cipriano avrebbe procurato armi da guerra e armi comuni di provenienza illecita ai membri del clan dei Casalesi, in particolare a Nicola Panaro, Giuseppe Misso, Antonio Iovine e Salvatore Venosa. Avrebbe anche fornito supporto logistico per gli omicidi che facevano parte della contrapposizione tra il clan dei Casalesi e il clan Nco di Raffaele Cutolo. Inoltre, avrebbe cambiato assegni provenienti da attività illecite e, grazie ai suoi contatti con funzionari di polizia, avrebbe ottenuto informazioni riservate sulle attività di contrasto al clan dei Casalesi.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Francesco Parente e Francesco Lavanga per le parti civili costituite e Giovanni Esposito Fariello per Giancarlo Iovine.

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