Ville abusive sequestrate al killer del clan dei Casalesi Giuseppe Setola

Due ville abusive, una delle quali costruita in stile Scarface e l’altra realizzata in soli 9 mesi, sono state sequestrate ai danni di Giuseppe Setola, capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi. L’acquisto di questi immobili è stato possibile grazie al denaro proveniente dalle attività criminali di Setola. Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

Le due ville si trovano a Casal di Principe, in via Fellini. Una di esse, di 340 metri quadrati suddivisi su due livelli, è arredata in stile Scarface, con mobili di pregio e una vasca idromassaggio in marmo. Attualmente è occupata dalla figlia di Setola, Rosaria Setola, di 25 anni, e dalla suocera Rosa Martino, di 80 anni. L’altra villa, di 150 metri quadrati, è rifinita ma non abitata. Grazie alle immagini satellitari, i carabinieri hanno scoperto che è stata costruita in soli 9 mesi. Entrambe le proprietà risultano abusive e non erano state considerate nel computo dei beni sequestrati a Giuseppe Setola nel 2009.

Le indagini sono state avviate grazie a un errore economico nella trascrizione di un documento da parte delle occupanti temporanee delle ville. L’errore riguardava la capacità contributiva/reddituale delle intestatarie dei beni. Inoltre, sono state individuate delle manovre elusive di distrazione del patrimonio occulto, grazie alle quali è stato possibile realizzare gli immobili. Gli investigatori hanno analizzato i documenti patrimoniali e reddituali dei familiari di Setola, forniti dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Direzione Nazionale Antimafia. Grazie all’errore economico, sono riusciti a dimostrare che le intestatarie dei beni erano fittizie e che i proventi del clan erano stati illecitamente reimpiegati per l’acquisto delle ville.

Il provvedimento di sequestro preventivo sarà discusso in Assise. Tra i difensori impegnati ci sono gli avvocati Mario Griffo e Paolo Di Furia. Il Procuratore Capo Pierpaolo Bruni ha sottolineato l’importanza del rapporto sinergico tra i presidi di legalità operanti sul territorio per ottenere risultati come questo. Questa operazione è stata resa possibile grazie all’utilizzo di efficaci strumenti di repressione e prevenzione patrimoniale, previsti dal protocollo di coordinamento investigativo firmato dalla Procura Nazionale Antimafia, dalle Procure Distrettuale Antimafia e dalle 7 Procure del Distretto di Napoli, sotto l’egida della Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli.

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