L’accusa di associazione a scopo di traffico di droga è stata ridimensionata per i sette membri di una rete di pusher che operava principalmente lungo la Costiera Amalfitana. La sentenza è stata emessa ieri dal giudice Valeria Campanile del tribunale di Salerno, che ha stabilito pene ridotte rispetto a quelle richieste dal pubblico ministero.

Matteo Senatore, conosciuto come Mario Bros, è stato condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione, invece dei 14 anni richiesti. Raffaele Mammato di Maiori è stato condannato a quattro anni, anziché 14. Pasquale D’Elia dovrà scontare due anni e sei mesi, invece degli otto richiesti. Alfonso D’Elia, assistito dall’avvocato Francesco Sarno, è stato condannato a due anni e quattro mesi e ha ottenuto il beneficio dei domiciliari dopo essere stato scarcerato. Eugenio Pierri di Cava de’ Tirreni dovrà scontare due anni e dieci mesi, invece dei sette anni e quattro mesi richiesti. Roberto Siani è stato condannato a tre anni e due mesi, mentre Salvatore Rinaldi dovrà scontare un anno di carcere.

Il processo, che si è concluso con il rito abbreviato, è stato il risultato di un’indagine della Procura che ha smantellato una rete di spaccio lungo la Costiera Amalfitana. La figura centrale del gruppo era Senatore, che nonostante fosse agli arresti domiciliari, avrebbe continuato a spacciare droga dalla sua abitazione, diventando il punto di riferimento per i pusher. Mario Bros, come era soprannominato il 32enne di Vietri sul Mare, acquistava droga dall’estero, principalmente dall’Olanda e dalla Spagna, per poi rivenderla lungo la Costiera. La droga veniva anche reperita da persone provenienti da Napoli e dall’agro nocerino sarnese. In collaborazione con Roberto Siani e i fratelli D’Elia, Senatore aveva anche tentato di coltivare due piantagioni di canapa indiana nella frazione di Raito.

Nel novembre scorso, la Procura aveva coinvolto dieci persone nell’inchiesta: oltre a Senatore, Siani, Alfonso D’Elia e Pierri, erano accusati anche Pasquale D’Elia e Salvatore Rinaldi di Napoli, Vincenzo Campanile di Salerno, Daniela Landi di Maiori e Gaetano Bennardino di Tramonti. Le accuse nei confronti di queste cinque persone riguardavano la produzione, detenzione e spaccio di droga.

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