Le dichiarazioni rese durante le indagini sono state presentate nel procedimento penale.
Nell’udienza di oggi per il processo Aste Ok, il pubblico ministero Henry Jhon Woodcock ha richiesto l’acquisizione dei verbali delle sommarie informazioni testimoniali di D.M. e C.D.N. che avevano rilasciato ai carabinieri durante le indagini. Il tribunale di Avellino, presieduto dal giudice Roberto Melone, ha respinto la prima richiesta. Tuttavia, Woodcock ha formulato nuovamente la richiesta chiedendo anche una valutazione d’ufficio del regime cautelare per l’imputato F.G, attualmente agli arresti domiciliari, ma al momento non ci sono decisioni in merito. Dopo la seconda camera di consiglio, il tribunale ha accolto le richieste di Woodcock e quindi le dichiarazioni iniziali rese da C.D.N, C.D.N e D.M confluiranno nel fascicolo dibattimentale.
Nel corso del processo, sono emersi nuovi atti che hanno portato all’iscrizione di tre nuovi indagati. Le nuove iscrizioni nel registro degli indagati sono state scoperte dagli agenti del nucleo di polizia economica finanziaria di Napoli e sono C. D. N. di Montoro, C.D.N. residente a Montoro e D.M. residente a Volturara Irpina, accusati di falsa testimonianza e calunnia con l’aggravante di aver agevolato il clan.
Gli inquirenti sostengono che i tre testimoni avrebbero agevolato il Nuovo Clan Partenio consapevolmente, nonostante perseguissero fini personali. Grazie a ulteriori accertamenti patrimoniali ed economici, è stato possibile ricostruire le condotte dei tre nuovi indagati confrontando i dati patrimoniali ed economici con le intercettazioni ambientali. Gli inquirenti affermano che i tre avrebbero raccontato il falso durante la loro testimonianza in aula.
Durante l’interrogatorio, i tre hanno sostenuto di non ricordare se avevano consegnato del denaro all’imputato Gianluca Formisano per desistere dal partecipare a un’asta immobiliare. Tuttavia, l’accusa sostiene che C.D.N. si sia aggiudicato i beni all’asta e il giorno successivo abbia versato 5.000 euro a favore di Formisano.
In conclusione, le dichiarazioni rese durante le indagini sono state considerate nel procedimento penale e sono emersi ulteriori indagati accusati di falsa testimonianza e calunnia. Gli inquirenti sostengono che i tre avrebbero agevolato il clan consapevolmente, perseguendo fini personali.