Benevento. Interrogatori per le tre persone coinvolte nell’inchiesta su tre gare di appalto a Tocco Caudio. Due hanno scelto di rimanere in silenzio, il terzo no. Queste sono le decisioni dei tre destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa mercoledì dal giudice per le indagini preliminari Gelsmonina Palmieri, nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pm Maria Colucci e dai carabinieri su tre gare d’appalto che sarebbero state turbate a Tocco Caudio.

Questa mattina si sono svolti gli interrogatori di garanzia: il primo a non rispondere è stato il sindaco (sospeso) di Tocco Caudio, Gennaro Caporaso, 47 anni, che si trova agli arresti domiciliari. I suoi avvocati, Marianna Febbraio e Roberto Prozzo, hanno dichiarato: “Riteniamo che le accuse siano facilmente confutabili grazie a una memoria difensiva che può essere preparata solo dopo un’attenta analisi delle oltre 10mila pagine del fascicolo”.

Anche Nicola Panella, 59 anni di Montesarchio, finito in carcere, ha scelto il silenzio. Invece, Massimo Pagnozzi, 62 anni di Montesarchio e agente della polizia municipale locale, ha risposto alle domande. A lui è stato applicato l’obbligo di firma ed è stato chiamato in causa per i lavori di messa in sicurezza della strada “Fosso dei morti – Cesche dei corvi – Sorgente poveromo – Acquasanta – Le Martine”, che sono stati assegnati all’impresa di un parente di un consigliere eletto nella lista di Caporaso, per un importo di 502mila euro.

Pagnozzi ha respinto tutte le accuse, sostenendo la “trasparenza” della gara di cui era commissario e spiegando il significato di due conversazioni intercettate con il sindaco. Riguardo alla prima, ha dichiarato che l’incontro con il sindaco era legato alla richiesta di informazioni sulla procedura per fare ricorso contro una multa ricevuta da Caporaso, mentre l’altra riguardava la possibilità di acquistare olio presso l’azienda agricola della moglie di Caporaso. L’avvocato Tinessa ha contestato la recidiva contestata al suo assistito, precisando che il suo coinvolgimento in un’inchiesta precedente si è concluso con l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Ora spetta al Riesame, davanti al quale le difese impugneranno il provvedimento cautelare, che ipotizza per tutti l’accusa di turbata libertà degli appalti e, solo per Panella, quella di trasferimento fraudolento di valori. Nell’inchiesta, che ha coinvolto altri dieci indagati rimasti in libertà, sono state prese in considerazione, oltre alla gara già menzionata, anche quelle per l’affidamento del servizio di accoglienza integrata per minori stranieri non accompagnati, assegnato a una cooperativa sociale di Napoli per 327mila euro, a causa di una difficoltà tecnica riscontrata dall’Ati promossa da Caporaso nell’inserimento della domanda nel sistema Mepa; e per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti, affidato alla Ecologia Panella, di cui Nicola Panella è considerato il dominus.

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