La Corte di Appello di Napoli ha rideterminato la pena per Salvatore Buttone, fratello del boss del clan Belforte, a 5 anni e 6 mesi di reclusione per il tentato omicidio di un carrozziere, presunto rivale in amore. Questa decisione è stata presa in seguito all’istanza avanzata dai legali di Buttone, gli avvocati Valerio Stravino e Mariano Omarto, che hanno contestato la sentenza di primo grado a 6 anni di reclusione emessa dal giudice Pasquale D’Angelo del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Durante il processo, il sostituto procuratore Gionata Fiore aveva richiesto una condanna a 8 anni e 8 mesi di reclusione, riconoscendo le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.

La questione principale riguardava la capacità di intendere e volere di Salvatore Buttone durante l’aggressione al carrozziere. Durante il processo di primo grado, ci sono state divergenze tra gli esperti della Procura e quelli della difesa, che hanno rivelato che Buttone era un consumatore abituale di crack, ma non un tossicodipendente cronico (l’unica ipotesi che avrebbe escluso la sua imputabilità). Inoltre, i periti hanno confermato che l’imputato era in grado di stare in giudizio.

Durante le valutazioni psichiatriche, è emersa una pericolosità sociale da un punto di vista psichiatrico, tanto da richiedere il ricovero di Buttone presso una struttura di recupero per tossicodipendenti per almeno 18 mesi.

Buttone, spinto da una gelosia accecante, si è recato presso la carrozzeria a Marcianise, dove lavorava il presunto amante della moglie. Lì, lo ha colpito ripetutamente con una mazza da baseball. I suoi sospetti infondati lo hanno portato a credere che la vittima utilizzasse il sollevatore idraulico per salire al piano superiore, dove si trovava l’appartamento della coppia, per incontrare la consorte del fratello del boss. Tutte queste circostanze si sono poi rivelate frutto della sua immaginazione.

Con questa rideterminazione della pena, la Corte di Appello di Napoli ha tenuto conto delle circostanze e delle valutazioni psichiatriche, sottolineando la pericolosità sociale di Buttone.

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