Il termine “umarèll” è entrato nel vocabolario Zanichelli del 2021. Questa parola, presa in prestito dal dialetto bolognese, indica “il pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro alla schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. Molti di noi hanno visto gli “umarèll” salernitani affacciarsi da un muretto, osservando da soli o in gruppo gli operai. Spesso indicano, criticano e danno suggerimenti con una competenza inaspettata. Questi pensionati sono così fastidiosi per i responsabili dei lavori che oggi le aree del cantiere (a causa dei problemi di sicurezza, dicono…) sono protette dalla vista degli estranei da alte impalcature con striscioni coprenti, forse per impedire all’umarèll di guardare e magari criticare.

Ecco, quello di cui le nostre città hanno bisogno è un vero e proprio esercito di “omini” pronti ad intervenire, visti i disastri che si notano in giro. Un soccorso permanente attivo, probabilmente più utile dei “nonni vigile” che si possono trovare un po’ ovunque a sorvegliare, spesso, il bidone vuoto o a beccarsi maledizioni da automobilisti di passaggio.

Pensate a Corso Vittorio Emanuele, in questi giorni asfaltato come una tangenziale. Bene, lì un anziano esperto si sarebbe messo di traverso bloccando con il suo corpo la macchina bitumatrice, consapevole, grazie alla sua esperienza nei cantieri, che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, nonostante le rassicurazioni del sindaco.

E un “umarèll” dovrebbe posizionarsi anche all’interno del Pronto Soccorso dell’ospedale “Ruggi” per impedire il ripetersi delle scene drammatiche trasmesse recentemente in televisione. Un “omino” avrebbe provveduto a mettere ordine, a chiedere assistenza per quei pazienti abbandonati sulle barelle. E avrebbe gridato al mondo la sua indignazione per quanto accade all’ospedale di Scafati, dove non c’è neppure un punto di primo soccorso per una popolazione di decine di migliaia di persone. Anche lì avrebbe chiesto spiegazioni agli operai di quei lavori che vanno avanti ormai da mesi per riaprire – chissà quando – una sede sanitaria dignitosa.

E poi un “omino”, anzi, un bel gruppo di “omini”, servirebbe per mettere un po’ d’ordine nel cimitero della città capoluogo. Potrebbero dare una mano alla giovane direttrice e al geometra (gli unici funzionari in servizio) o magari qualche consiglio, per ridare dignità ad un luogo lasciato colpevolmente per anni nell’abbandono. Un luogo dove la pietas dovuta ai nostri cari defunti si scontra con le foto di una collina di bare accatastate, tra resti di esumazioni e ossa sistemate in cassette di plastica. Una “Spoon River” salernitana dove “Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, il debole di volontà, il forte di braccia, il buffone, il beone, il rissoso” non si sa più dove dormono, perché, per il loro sonno eterno non c’è pace e rispetto.

In una città intristita e piegata dalla crisi economica tra una settimana si accenderanno le “Luci d’Artista”. Per molti un segnale di rinascita, una speranza. Sentimenti che accompagneranno tutte le festività, probabilmente le prime completamente libere dall’incubo della pandemia. Ma non dalla guerra, dall’Ucraina alla striscia di Gaza.

Ci saranno i soliti problemi di traffico, gli ingorghi di persone tra i vicoli del Centro storico. Ma è il prezzo da pagare, ci dicono, per proiettare l’immagine di Salerno nel mondo. Come se il caos fosse un merito, una caratteristica da esibire.

Ecco, suggerirei di reclutare anche in questo caso un po’ di “omini”, non si sa mai. Potrebbero tornare utili. Ma magari con le loro critiche potrebbero dare fastidio. Ormai gli “umarèll” nostrani non si lasciano più incantare da luci e lustrini, opere faraoniche e mirabolanti. Resteranno lì, vicino al cantiere, da bravi “omini”, a sorvegliare gli operai.

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