Processo Ruggi: Appello respinto per reati prescritti
Il processo di secondo grado sugli assenteisti del Ruggi si è concluso con l’inammissibilità dell’appello presentato dalla Procura. I reati erano già prescritti al momento del ricorso, mettendo così fine alla bufera giudiziaria che nel 2015 aveva coinvolto l’ospedale cittadino, portando alla luce un presunto sistema truffaldino nell’utilizzo dei badge.
La sentenza pronunciata nell’ottobre dello scorso anno dal giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, Lucia Casale, aveva assolto 83 imputati, chiudendo così il processo di primo grado su uno dei tronconi della maxi inchiesta sul Ruggi. Tuttavia, il pubblico ministero Francesco Rotondo aveva fatto appello contro quelle assoluzioni.
Durante l’apertura del processo nell’aula bunker del carcere di Fuorni, il collegio difensivo aveva ipotizzato la prescrizione dei reati prima della presentazione dell’appello. E ieri i giudici hanno confermato la tesi della difesa, dichiarando l’inammissibilità dell’impugnazione della Procura e rendendo definitiva la sentenza dello scorso anno.
Nel ricorso d’appello, il magistrato aveva ammesso che sebbene i reati fossero destinati ad essere estinti dalla prescrizione, la Procura aveva l’interesse a proporre appello per ottenere il risarcimento per il danno patrimoniale e all’immagine della pubblica amministrazione. La sentenza assolutoria si basava infatti sul fatto che la Procura non aveva dimostrato l’effettiva assenza dal servizio delle persone per le quali veniva timbrato il badge. Il giudice Casale aveva parlato di “carenze probatorie” che rendevano impossibile emettere una sentenza di colpevolezza a carico degli imputati.
Il pm aveva obiettato a questa tesi, ribadendo che dal quadro probatorio era dimostrata non solo l’assenza dal servizio dei dipendenti che non avevano timbrato il badge, ma anche che tale assenza aveva causato un apprezzabile danno patrimoniale all’azienda. Tuttavia, la vastità e la diffusività del fenomeno rendevano impossibile pedinare tutti i soggetti coinvolti.
Con la conclusione del processo di secondo grado, si pone fine a questa vicenda giudiziaria che ha scosso l’ospedale cittadino e ha sollevato dubbi sul corretto utilizzo dei badge da parte dei dipendenti. Ora spetta alla Procura valutare se intraprendere altre azioni legali per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale e all’immagine della pubblica amministrazione.