Infermieri vittime di violenza: la triste realtà che non può essere ignorata

Ancora una volta ci troviamo a commentare un fatto di cronaca scabroso, un episodio di violenza inaudita nei confronti dei nostri infermieri. Questa volta siamo nel reparto di psichiatria dell’Ospedale del Mare di Ponticelli, dove l’attenzione per l’incolumità dei professionisti dovrebbe essere doppia. Non si tratta di una furia cieca improvvisa da parte di un tranquillo cittadino, ma di un paziente con disturbi mentali noti che ha addirittura staccato un dito a morsi a un infermiere che cercava di placare la sua rabbia.

Quanto vale la vita di un infermiere? Fino a che punto un professionista dell’assistenza, impegnato ogni giorno per la tutela della salute della collettività, deve diventare la vittima sacrificale di un pericoloso incrocio, senza via di uscita? Queste sono le domande che ci pone Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Da una parte, siamo alle prese con una crescente “mala cultura” che trasforma gli infermieri nei nemici, nei capri espiatori della disorganizzazione e delle lunghe attese nei pronto soccorsi. Dall’altra, le aziende sanitarie, i datori di lavoro, dimenticano troppo spesso di essere responsabili della nostra incolumità e dovrebbero sentirsi coinvolti per quanto accade ogni giorno nelle corsie, soprattutto nei reparti a rischio come la psichiatria. Le aggressioni negli ospedali sono in aumento e i numeri non mentono.

Secondo l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, il tentativo di somministrare una terapia al paziente si è trasformato in un violento scontro, culminato con la perdita di un dito da parte di un infermiere. Il paziente, in uno stato di agitazione estremo, ha resistito strenuamente al trattamento e ha tranciato il dito dell’infermiere con un morso. Non contento, ha anche aggredito un’altra infermiera, colpendola in pieno volto e lasciandola tramortita a terra.

Questo episodio, secondo De Palma, sarebbe la 57esima aggressione ufficiale avvenuta da gennaio 2023 nell’Asl Napoli 1. Nonostante le difficili condizioni dei pazienti, non possiamo giustificare tali atti. Siamo indignati e seriamente preoccupati per quanto accaduto, e ciò rischia di ripetersi ogni giorno nei reparti con pazienti “difficili” come l’aggressore.

Il drammatico epilogo di questa storia è che, almeno per il momento, non è stato possibile ricucire il dito tranciato dell’infermiere, che potrebbe rimanere con questo handicap per sempre. Eppure, c’è ancora chi ha il coraggio di chiedersi perché i professionisti dell’assistenza scendono in piazza a protestare e organizzano scioperi come quello del prossimo 5 dicembre.

Quanto vale la vita di un infermiere in Italia? Non dovremmo smettere mai di chiedercelo. Siamo arrivati davvero ad un punto di non ritorno, conclude De Palma.

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