Violentata un’ennesima volta la professione degli infermieri, con un nuovo episodio di violenza inaudita. Questa volta, l’aggressione si è verificata nel reparto di psichiatria dell’Ospedale del Mare di Ponticelli. In questo contesto, l’attenzione per la sicurezza dei professionisti dovrebbe essere raddoppiata, poiché non si tratta di una furia cieca improvvisa da parte di un tranquillo cittadino, magari solo ansioso per la salute di un familiare.

“In questo caso, ci troviamo di fronte a un paziente con disturbi mentali ben noti che, secondo i testimoni, avrebbe addirittura staccato un dito a morsi all’infermiere sfortunato che cercava di placare la sua rabbia e il suo comportamento fuori controllo. Quanto vale la vita di un infermiere? Fino a che punto un professionista dell’assistenza, impegnato ogni giorno nella battaglia per la tutela della salute della collettività, deve diventare la vittima sacrificale di un pericoloso e drammatico incrocio, senza apparente via di uscita?”, afferma Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up.

“Da un lato, ci troviamo di fronte a una crescente ‘mala cultura’ che trasforma gli infermieri in nemici, in capri espiatori dell’organizzazione e delle lunghe attese nei pronto soccorso. Dall’altro, troppo spesso, le aziende sanitarie, i nostri datori di lavoro, dimenticano di essere responsabili della nostra sicurezza e dovrebbero sentirsi coinvolti in prima persona per quanto accade ogni giorno nei reparti, soprattutto in quelli a rischio come la psichiatria. Dovrebbero agire di concerto con la politica per mettere in atto piani risolutivi a tutela dei professionisti della salute, che spesso si sentono abbandonati a se stessi. I numeri delle aggressioni negli ospedali non mentono!”, avverte De Palma.

Secondo quanto riportato dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, il tentativo di somministrare una terapia al paziente si è trasformato in uno scontro violento, culminato con la perdita di un dito da parte di un infermiere. Il giovane, in preda a un acuto stato di agitazione, ha opposto una strenua resistenza al trattamento, dimenandosi in modo così violento da riuscire a tranciare il dito di uno degli infermieri con un morso. Il personale sanitario, coraggioso e determinato, ha cercato in ogni modo di contenerlo, ma l’aggressività del paziente ha raggiunto livelli estremi.

Ma la vicenda non si è conclusa qui, poiché il paziente avrebbe anche aggredito un’infermiera, colpendola in pieno volto e lasciandola letteralmente svenuta a terra.

“Stiamo assistendo a un episodio, continua De Palma, che, secondo quanto ci dicono, sarebbe la 57esima aggressione ufficiale avvenuta dall’inizio del 2023 nell’ASL Napoli 1. Nonostante possa essere nato dalle difficili condizioni di un paziente, non può essere giustificato. Siamo indignati, siamo seriamente preoccupati per quanto accaduto e per il rischio che tutto ciò possa ancora accadere ogni giorno in reparti con pazienti ‘difficili’ come l’aggressore.”

Il drammatico epilogo di questa storia, che ci lascia attoniti, è che almeno per il momento non sarebbe stato possibile ricucire il dito tranciato all’infermiere, che potrebbe quindi rimanere con questa menomazione per sempre.

“E c’è ancora qualcuno”, conclude De Palma, “che ha il coraggio di chiedersi perché i professionisti dell’assistenza scendono in piazza a protestare e organizzano scioperi come quello del prossimo 5 dicembre? Quanto vale la vita di un infermiere in Italia? Non dovremmo smettere mai di chiedercelo: siamo davvero arrivati a un punto di non ritorno”, sottolinea De Palma.

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