Un recente ritrovamento a Pompei ha portato alla luce un panificio-prigione, un luogo oscuro in cui persone e asini erano tenuti prigionieri e sfruttati per macinare il grano necessario alla produzione del pane. Questo ambiente angusto e senza finestre, con grate in ferro per far passare la luce, è emerso durante gli scavi nella Regio IX, insula 10, nell’ambito di un progetto di messa in sicurezza e manutenzione dell’area ancora inesplorata della città antica di Pompei.
La struttura, attualmente in fase di ristrutturazione, si divide in una zona residenziale, decorata con raffinati affreschi di IV stile, e un’area produttiva dedicata alla panificazione. In uno degli ambienti del panificio erano già stati scoperti, nei mesi precedenti, i resti di tre vittime, confermando che nonostante i lavori in corso, la casa non era affatto disabitata.
Questa scoperta ci permette di avere una testimonianza visiva del duro lavoro a cui uomini, donne e animali venivano sottoposti nei mulini-panifici dell’antichità. Fortunatamente, abbiamo una fonte di eccezione per raccontarci di queste terribili esperienze: il famoso scrittore Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle sue Metamorfosi descrive l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in un asino e venduto a un mugnaio. Possiamo quindi avere una conoscenza diretta di contesti simili grazie a queste testimonianze.
Queste nuove scoperte ci permettono anche di comprendere meglio il funzionamento pratico di questo impianto produttivo. Nonostante fosse fuori uso al momento dell’eruzione, ci restituisce una conferma precisa del quadro allarmante dipinto da Apuleio.