Tutti assolti per prescrizione. Si cancella con un colpo di spugna l’ennesima costola dell’inchiesta del pubblico ministero Francesco Rotondo sugli assenteisti del Ruggi protagonisti della bufera giudiziaria che, nel 2015, travolse l’ospedale cittadino portando a galla un presunto sistema truffaldino nell’utilizzo dei badge.
A pochi giorni di distanza dalla sentenza della corte d’Appello che ha dichiarato inammissibile, perché i reati erano già prescritti, il ricorso della Procura contro le 83 assoluzioni pronunciate nell’ottobre dello scorso anno dal giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno Lucia Casale, arriva la sentenza del giudice Ferruccio che dichiara prescritti i reati a carico degli altri 47 imputati rinviati a giudizio dal gup Indinnimeo il 31 marzo 2017 all’esito dell’udienza preliminare.
Si chiude così, a distanza di 8 anni dal blitz, uno dei tanti tronconi in cui si divise l’inchiesta della Procura a carico di più di 800 dipendenti dell’ospedale cittadino accusati di essersi assentati dal luogo di lavoro o di aver timbrato il cartellino al posto dei colleghi.
Quello conclusosi ieri davanti al ricco collegio difensivo (avvocati Giovanni Chiarito, Michele Tedesco, Antonio Ferrari, Michele e Francesca Sarno) era uno dei procedimenti, in cui si è frazionata l’inchiesta, su cui non era ancora calato il sipario del giudizio di primo grado.
Sono stati quindi salvati dalla prescrizione, i dipendenti Mario Di Mauro, Gaetano Coppola, Domenico Ricca, Elio Scariati, Vincenzo Siniscalco, Enrico Severino, Rosanna Paloscia, Domenico Volpe, Pietro Santoro, Vincenzo Caputo, Rosa Izzo, Raffaele Caputo, Francesca Astarita, Vincenzo Casola, Massimo Zoccola, Teresa Granato, Marianna Cammarano, Matteo Quaranta, Onofrio Musone, Elena Florica Popa, Ciro Melchiorre, Francesco Visciani, Andrea Esposito, Luisa Ragone, Domenico Tagliafierro, Fabrizio Santoriello, Carlo Pero, Valentina Mariella, Pasquale Ascolese, Maria Rosaria Landi, Antonio Cuciniello, Ciro Cuciniello, Duina Rizzo, Angela Barretta, Lucio Iovine, Antonio Paciello, Rosario D’Aniello, Maria Galibardi, Patrizia Clausi, Anna De Vivo, Antonietta Cittadino, Dionigi Ferrara, Anna Capaldo, Francesco Memoli, Amilcare Finamore, Carmela Maiorano e Sandro Fiero.
Gli imputati rispondevano di truffa ai danni dello Stato (per le quote di stipendio percepite nei momenti di assenza) e di violazione della legge sul pubblico impiego, che impone tra l’altro di provvedere alla timbratura del badge in entrata e in uscita dal luogo di lavoro. Gli episodi di scambio di badge, contestati dalla Procura, risalivano a un arco temporale compreso tra la metà di dicembre 2015 e gli inizi di marzo 2016. A gennaio si aprirà, invece, il processo d’appello per la costola principale, quella denominata “Just in time”, conclusasi con sei condanne e tre assoluzioni.