Le indagini sulla morte di Concetta Infante continuano da parte dei carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, guidati dal tenente colonnello Antonio Bandelli, al fine di ricostruire le cause della sua morte. L’esame autoptico, eseguito ieri pomeriggio presso l’istituto di medicina legale dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, fornirà importanti indicazioni per l’inchiesta. Al momento, non sono trapelate indiscrezioni riguardo ai risultati dell’autopsia. Tuttavia, si spera che essa possa rispondere ai numerosi interrogativi ancora aperti riguardo a questo mistero parzialmente risolto. Le condizioni avanzate di decomposizione del cadavere rendono difficile stabilire quando è morta la settantasettenne. Si sta cercando di capire se sia stata vittima di un incidente domestico, se abbia subito un’aggressione o delle violenze, o se sia stata coinvolta in una lite finita male.

Al momento, l’unica sospettata in libertà per occultamento di cadavere è la figlia Maddalena, cinquantquattro anni, che viveva con la madre nell’appartamento al decimo piano del palazzo al civico 5 di via Razzino. Maddalena e la madre si mantenevano con la pensione di Concetta. Secondo quanto raccontato da Maddalena ai carabinieri, la madre sarebbe morta un mese e mezzo fa dopo essere caduta vicino al portoncino di ingresso e aver battuto la testa. La figlia avrebbe vegliato il corpo per due giorni e poi l’avrebbe nascosto nel baule, avvolgendolo con cura in una coperta, perché non aveva i soldi per il funerale. L’autopsia dovrà confermare questa versione dei fatti, ma potrebbe anche rivelare una situazione diversa e indirizzare le indagini in un’altra direzione. Rimangono ancora irrisolti alcuni interrogativi: Concetta poteva essere salvata? Perché i soccorsi non sono stati chiamati? Si attende anche la decisione del sostituto procuratore della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Albruzio Ricciardiello, riguardo alla restituzione della salma ai familiari. Non è ancora chiaro quale delle figlie si occuperà di ciò e dove si svolgeranno i funerali. L’unica certezza è che Maddalena è tornata a Cepagatti, in provincia di Pescara, dove le due donne vivevano prima di trasferirsi a Mondragone cinque anni fa e dove ancora risiede la sorella. Le due sorelle vivono in case separate. Nel frattempo, emerge una storia sempre più drammatica di abbandono e disagio. I vicini e gli conoscenti descrivono Concetta come vittima di comportamenti vessatori da parte della figlia. Pare che le impedisse di uscire, la maltrattasse e la picchiasse. Si parla di litigi continui, urla e colpi contro le pareti e i muri di casa, forse per richiamare l’attenzione. Inoltre, sembra che Maddalena non volesse riparare l’ascensore guasto, rendendo difficile per Concetta, con problemi di deambulazione, salire e scendere. I carabinieri stanno lavorando per verificare la veridicità di queste testimonianze e ricostruire la situazione. Gli episodi sono stati segnalati ai servizi sociali del Comune di Mondragone dai responsabili di alcuni patronati che assistevano le due donne per le pratiche burocratiche. Tuttavia, la visita effettuata dalle assistenti sociali lo scorso giugno non avrebbe riscontrato problemi o situazioni che giustificassero un intervento. Alcuni sostengono invece che si tratti di una famiglia fragile lasciata al proprio destino. Su questo tema si è scatenata una polemica sui social media, con accuse all’amministrazione e agli uffici comunali. Il sindaco Francesco Lavanga è intervenuto con una nota per ribadire quanto già dichiarato in precedenza: “Dopo il sopralluogo effettuato, il personale intervenuto non ha riscontrato criticità. Le stesse donne hanno dichiarato che la segnalazione era priva di fondamento e che non avevano bisogno di aiuto. L’ufficio ha comunque offerto la propria disponibilità, lasciando i recapiti telefonici. L’assenza di particolari criticità è stata poi confermata dal Comune di residenza delle due donne”.

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