Il “cimitero dei veleni” diventerà di proprietà pubblica. Dopo un lungo percorso intrapreso nel 2014 dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua, finalmente si è raggiunto l’obiettivo di ripristinare la legalità e la sicurezza ambientale. L’invaso che ha inghiottito 300.000 tonnellate di rifiuti speciali sarà bonificato, così come saranno avviate le procedure per l’acquisizione dei terreni circostanti e delle aree su cui verranno costruiti gli impianti per lo smaltimento dei fumi e la raccolta dei liquidi di scolo. Quello che un tempo era un simbolo dell’occultamento dei rifiuti industriali diventerà un vero sistema di controllo e sicurezza ambientale.
Dopo 30 anni di battaglie da parte degli ambientalisti e di interventi da parte della Procura e della commissione di vigilanza del Senato, si chiude il capitolo della gestione di una ex cava tufacea Monti, classificata come discarica incontrollata e considerata un sito a rischio per l’inquinamento del suolo e dell’aria. Oltre all’invaso, anche i terreni circostanti e le strade di accesso diventeranno pubblici. Su questa area verrà costruito un impianto per la raccolta delle acque reflue e la captazione delle esalazioni gassose residue. Non è stata considerata fattibile l’idea di seppellire il sito con un sarcofago di copertura permanente, così come non è stata presa in considerazione l’opzione di riesumare e smaltire i rifiuti ancora sepolti in discariche speciali, a causa dei costi insostenibili.
Il finanziamento disponibile per la messa in sicurezza e la gestione del sito, che ammonta a 30 milioni di euro, rende possibile solo un intervento ibrido: il materiale sepolto non sarà rimosso, ma sarà ricollocato nell’invaso con un sarcofago sommitale e pareti laterali isolanti, insieme a un sistema di drenaggio per le acque di falda, i fumi di reazione e il percolato. Quindi, sarà effettuata una bonifica delle matrici ambientali insieme alla costruzione di un impianto di captazione. Il Comune ha espresso parere favorevole, ma con la riserva che la gestione dei futuri impianti di captazione non sia affidata a loro, poiché non hanno le competenze tecniche, il personale qualificato e le risorse economiche necessarie. Come custode giudiziario, il Comune ha dato il via libera all’esproprio del sito.