Simone Isaia, il 32enne senza fissa dimora accusato di aver dato fuoco alla Venere degli Stracci, resta ai domiciliari. La sua storia è diventata un caso giudiziario e sociale. La condanna a quattro anni di reclusione sembra eccessivamente severa, soprattutto considerando che si tratta di una persona fragile e con disagi psichici. Il giudice Linda Comella ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari, confermando la misura cautelare sulla base di un giudizio di pericolosità ancora attuale. La richiesta di scarcerazione era stata sostenuta dalla difesa e da parte della società civile, ma la valutazione giudiziaria ha portato alla decisione di mantenere Isaia agli arresti. La difesa sostiene che la prova della colpevolezza non è certa, poiché non sono emerse chiaramente le modalità dell’incendio. Le telecamere hanno ripreso Isaia solo per quindici secondi, non sufficienti a dimostrare la sua responsabilità. La difesa fa leva sul fatto che all’interno della struttura andata a fuoco sono state trovate due scatole di latta, una di vernice e una di solvente, suggerendo che l’autocombustione potrebbe essere stata causata dal solvente. Il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, critica la sentenza di condanna, definendo la Venere una replica e non un’opera d’arte di livello assoluto.