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Retroscena sulla vicenda della parrocchiana in fuga. Una storia fatta di violenza e paura, che ha portato alla luce un presunto flirt tra la donna dell’Alto Sele e il parroco di Oliveto Citra. Ma dietro a questo scandalo si nasconde una realtà ancora più oscura, fatta di gelosia, violenza domestica e tentato omicidio.

La parrocchiana ha deciso di rompere il silenzio e denunciare le terribili violenze subite dal marito. “Era geloso, ha tentato di strangolarmi. Aveva continui sbalzi di umore. Rompeva le suppellettili in casa. Per questo motivo sono andata via, appena lui si è recato in Trentino per lavoro”, ha dichiarato la donna.

La situazione era diventata insostenibile. La donna, madre di tre figli, ha preso la decisione di lasciare il marito per mettere al sicuro se stessa e i suoi bambini. “Ho lasciato mio marito perché minacciava di distruggermi. A telefono, anni fa, gli raccontarono che avevo una relazione con un collega di lavoro. Conclusa la telefonata, mio marito mi ha spinto contro il lavandino, tentando di uccidermi”, ha scritto la parrocchiana nella sua denuncia.

In questa situazione di estrema fragilità, la donna ha trovato aiuto e sostegno inaspettato. “Solo il prete di Oliveto Citra è riuscito ad aiutarmi”, ha rivelato la donna durante una telefonata. Il sacerdote, dopo aver appreso della violenza subita dalla donna, ha deciso di intervenire e offrirle il suo sostegno.

Ma questa vicenda ha avuto conseguenze anche per il parroco. Dopo due mesi di riflessione, il sacerdote ha deciso di dimettersi dall’incarico religioso e di comunicare al vescovo di Salerno la sua intenzione di tornare allo stato laicale.

La storia di questa parrocchiana in fuga ci fa riflettere su quanto sia importante denunciare la violenza domestica e cercare aiuto. Spesso le vittime rimangono in silenzio, per paura o vergogna, ma è fondamentale rompere questo ciclo di violenza e trovare il coraggio di chiedere aiuto.

La comunità di Oliveto Citra ha dimostrato grande solidarietà verso la donna e il parroco, supportandoli in questo difficile momento. È importante che la società nel suo complesso si mobiliti per combattere la violenza domestica e offrire sostegno alle vittime.

Questa vicenda ci ricorda anche che il ruolo del sacerdote non è solo quello di guidare spiritualmente la comunità, ma anche di essere un punto di riferimento e di sostegno per chi si trova in difficoltà. Il gesto del parroco di Oliveto Citra dimostra che la Chiesa può e deve essere un luogo di accoglienza e di aiuto per coloro che ne hanno bisogno.

Speriamo che questa storia possa essere un monito per tutti noi, affinché non chiudiamo gli occhi di fronte alla violenza domestica e cerchiamo di fare la nostra parte per combatterla. Nessuno merita di vivere con paura e terrore, tutti abbiamo il diritto di vivere una vita serena e sicura.

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