Il seguente racconto è tratto dal libro “Il ponte sul Fiume Sarno – Fatti e figure di Scafati negli anni difficili” scritto da Carlo Acerra e pubblicato in collaborazione con la BCC nel 2019. In particolare, l’autore tratta quelle che definisce “Le nuove strade di Scafati”.

Il racconto che vogliamo presentare oggi riguarda Aniello Falanga, un avvocato che fu nominato commissario prefettizio al comune di Scafati il 4 settembre 1943. Questa nomina avvenne dopo che il “podestà” fascista era stato allontanato. È importante sottolineare che all’epoca l’armistizio con gli Anglo-Americani non era ancora avvenuto, quindi le truppe di invasione tedesche erano ancora considerate “alleate”.

La situazione in cui viveva la popolazione di Scafati era allucinante: diffidenza, sospetti, terrore per i bombardamenti aerei, smarrimento delle coscienze, miseria e fame erano all’ordine del giorno. Nonostante l’esultanza iniziale per il colpo di stato del 25 luglio, la gioia e la speranza che anche la guerra fosse finita svanirono presto. L’arresto di Mussolini e la sostituzione del suo governo con uno capeggiato dal maresciallo Badoglio non significavano la fine della guerra né del fascismo come strumento della grande borghesia capitalistica. Il fascismo, il nazismo e il franchismo erano tutti strumenti contro i movimenti operai e popolari.

Aniello Falanga, un uomo di rispetto, fu scelto per amministrare Scafati in quel periodo. Ma non si trovò a suo agio in questa posizione, essendo una persona timida e delicata, priva di quella “grinta” necessaria per essere un’autorità senza potere effettivo.

In quel periodo, tutto era programmato e attuato dal “Comando Militare delle Forze Alleate”, compreso l’approvvigionamento dei viveri e l’emissione di una sorta di mini-assegni chiamati AM-lire. Gli amministratori comunali avevano l’assillo primario di approvvigionare i viveri per la popolazione, ma la situazione economica era disastrosa e il mercato nero imperversava a tutti i livelli.

Con il passare delle settimane e dei mesi, la vita cominciò a riprendere, anche se in modo zoppicante. L’allontanarsi della minaccia dei bombardamenti aerei e le notizie di resistenza al Nord alimentarono nei cittadini un’ansia di libertà e rinascita. L’attività del Comitato di Liberazione di Scafati, formato da rappresentanti di tutti i partiti democratici e antifascisti, contribuì a determinare questo risveglio.

La maggioranza dei cittadini si affascinò dalle idee del socialismo e preferì aderire al partito socialista di Nenni e Saragat e al nuovo partito comunista di Togliatti. Quando quest’ultimo venne a Scafati a tenere un discorso, una valanga di domande d’iscrizione al P.C.I. si riversò sulla locale sezione.

Questa realtà cittadina richiedeva che alla guida del Comune ci fossero rappresentanti della sinistra. Pertanto, il 7 giugno 1944, l’avvocato Ludovico Sicignano fu nominato Sindaco al posto di Aniello Falanga.

Questo racconto ci permette di comprendere le difficoltà e le contraddizioni che le persone di Scafati hanno vissuto durante gli anni difficili della guerra. La figura di Aniello Falanga rappresenta l’autorità senza potere, costretta ad amministrare una realtà complessa e travagliata.

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