Le intercettazioni telefoniche sono state ammesse come prova nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi, in particolare del boss Michele Zagaria, nel parcheggio di via San Carlo a Caserta. Questa decisione è stata presa dalla Prima Sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Sergio Enea, con i giudici Giuseppe Zullo e Norma Cardullo che hanno incaricato un perito trascrittore di analizzarle. Sono sotto processo Michele Patrizio Sagliocchi, il boss Michele Zagaria, l’attuale dirigente del Comune di Caserta Francesco Biondi, l’architetto Carmine Domenico Nocera, Gaetano Riccardi nipote di Sagliocchi, Fabio Fontana, Teresa Capaldo, accusati di associazione a delinquere, corruzione, autoriciclaggio, falso ideologico e trasferimento fraudolento di valori.
Secondo le indagini coordinate dai procuratori della Dda Alessandro D’Alessio e Fabrizio Vanorio, l’imprenditore Sagliocchi avrebbe corrisposto complessivamente 270mila euro in contanti agli architetti e all’ex dirigente del settore urbanistico del Comune come tangenti per favorire il rilascio del permesso a costruire e per evitare controlli sul cantiere. Durante l’udienza è stato ascoltato un ufficiale della guardia di finanza che ha condotto le indagini. È emerso che l’indagine è partita da Patrizio Michele Sagliocchi, legato a Valerio Tremiterra in un’inchiesta sulla camorra partenopea. Sagliocchi è stato coinvolto nell’acquisto del Cinema Posillipo per favorire il riciclaggio del denaro della mafia. I finanzieri hanno piazzato delle microspie negli alloggi dove Sagliocchi era ai domiciliari a Pizzo Ferrato e Cassino.
Grazie alle conversazioni intercettate tra Sagliocchi ed Emilio Bilotta, promotore finanziario di Ariano Irpino, i finanzieri hanno scoperto lo schema corruttivo per la costruzione del parcheggio San Carlo a Caserta. Il processo riprenderà a gennaio per ascoltare l’ufficiale delle fiamme gialle. Nel collegio difensivo sono presenti numerosi avvocati, mentre il Comune di Caserta si è costituito parte civile.