Un caso di abusi sessuali ha scosso l’Università Federico II di Napoli, coinvolgendo Giovanni Migliaccio, tecnico di laboratorio del dipartimento di Biologia. Il giudice Giovanna Ciervo ha sottolineato la sua condotta “disinvolta, come se nulla fosse” nelle motivazioni della sentenza che lo ha condannato a sette anni di reclusione.
Migliaccio è stato arrestato il 18 novembre 2022 dai carabinieri del Nucleo investigativo, dopo le indagini coordinate dal sostituto procuratore Luigi Santulli della IV sezione della Procura di Napoli. Oltre alla condanna, è stata disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’uomo, che attualmente ha 65 anni.
Le indagini sono scattate dopo la denuncia di una delle vittime, ma successivamente altre sono state individuate dai carabinieri grazie ai post pubblicati su Instagram. In questi post, si invitavano le eventuali vittime a rivelare gli abusi subiti, anche solo tramite mail, a un gruppo di professoresse.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei militari, si tratta di un fenomeno diffuso e strutturale in determinati contesti socio-culturali. Spesso, le vittime dei reati di abusi cedono a impulsi di carattere morale che le dissuadono dal portare avanti intenti punitivi. Ciò avviene per evitare di rivivere l’orrore subito in sede giudiziaria o per paura di ritorsioni da parte del soggetto che ha una supremazia sulla vittima, come nel caso di Migliaccio.
Questo caso ha evidenziato la necessità di sensibilizzare e supportare le vittime di abusi, affinché si sentano sicure nel denunciare e nel cercare giustizia. L’università e la società nel suo complesso devono lavorare insieme per prevenire e contrastare questi atti di violenza, garantendo un ambiente sicuro per tutti gli studenti. Solo così potremo sperare in un futuro in cui questi episodi non si ripetano.