La recente sentenza della Corte di Cassazione in materia di assegno divorzile ha destato grande interesse nel campo del diritto di famiglia. Secondo l’avvocato Gian Ettore Gassani, noto matrimonialista e presidente dell’associazione dei matrimonialisti italiani, l’aspetto rivoluzionario della sentenza risiede nell’inclusione del periodo di convivenza prematrimoniale nel calcolo dell’assegno divorzile.

Il caso esaminato dalla Corte riguardava una coppia di Bologna che stava per divorziare. La donna non aveva mai lavorato per dedicarsi alla famiglia, mentre l’uomo, autore di testi musicali, aveva concesso un assegno mensile considerato insufficiente. Dopo i primi due gradi di giudizio, la Cassazione ha stabilito che nella determinazione dell’assegno divorzile si deve considerare anche il periodo di convivenza prematrimoniale, se questo presenta caratteristiche di stabilità e continuità.

Secondo i giudici, durante la convivenza prematrimoniale devono essere valutate le scelte condivise dalla coppia che abbiano confermato la volontà di vivere insieme e che abbiano comportato sacrifici o rinunce, in particolare per il coniuge economicamente più debole. Questo coniuge, incapace di garantirsi un adeguato sostentamento dopo il divorzio, avrà dunque diritto all’assegno divorzile.

Questa sentenza rappresenta una svolta rispetto ai principi e agli indirizzi seguiti fino ad oggi dai giudici nella determinazione delle condizioni economiche del divorzio e della separazione. Essendo una sentenza a sezioni unite, crea un indirizzo comune che dovrà essere seguito in tutti i procedimenti simili.

È importante sottolineare che spetta al coniuge debole dimostrare la stabilità e la continuità della convivenza prematrimoniale, nonché il fatto di aver rinunciato a prospettive lavorative per il bene del partner e della famiglia. Tuttavia, dal punto di vista sociale, questa sentenza fa giustizia. La convivenza prematrimoniale è ormai una pratica diffusa e considerata quasi equivalente al matrimonio stesso. È quindi giusto che il sistema giudiziario si adegui alla realtà e sia più equo nel considerare le esigenze delle coppie che decidono di convivere prima di sposarsi.

La convivenza può durare anni, se non decenni, ed è durante questo periodo che si prendono decisioni importanti per la vita di coppia, comprese quelle relative al lavoro e all’economia. Proteggere il coniuge debole al momento del divorzio, dopo anni di convivenza prematrimoniale, significa applicare la legge tenendo conto dei cambiamenti nella società.

In conclusione, questa sentenza rappresenta un passo avanti verso una maggiore giustizia nel diritto di famiglia. La convivenza prematrimoniale è ormai una realtà diffusa e il sistema giudiziario deve tenerne conto per garantire una divisione equa dei beni e un sostentamento adeguato per entrambi i coniugi dopo il divorzio.

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