Tragico epilogo per Ihor Varvachyn, il detenuto ucraino accusato dell’omicidio dell’amico Pavlo Zapprozhets, avvenuto la sera di Pasqua del 2022. L’uomo è stato trovato senza vita nella sua cella nel penitenziario “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, dove si trovava in attesa della sentenza del processo.

Dopo un colloquio con la sua compagna, Ihor è rientrato in cella e ha deciso di togliersi la vita impiccandosi. La corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Roberto Donatiello, dovrà ora pronunciare una sentenza di non luogo a procedere per la morte del reo. Una notizia che ha sconvolto i familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Francesco Parente e Debora Di Maio, i quali si sentono privati della giustizia che Ihor avrebbe dovuto pagare per il suo gesto.

Il processo era ormai vicino alla conclusione, ma la tensione e la prospettiva di trascorrere il resto dei suoi giorni in carcere sembrano essere state troppo per Ihor, che ha deciso di porre fine alla sua vita.

Il terribile omicidio è avvenuto la sera del 17 aprile del 2022, all’interno di un container presso il New Village Dog di Canale a Pastorano, dove Ihor lavorava come custode. Durante una serata trascorsa insieme, probabilmente a causa dell’alcol, sono emersi vecchi rancori che hanno scatenato una furia cieca. Pavlo è stato ucciso con trenta coltellate inferte in varie parti del corpo con un coltello da cucina.

Questa tragedia mette in luce ancora una volta la complessità delle dinamiche umane e la fragilità della mente umana. La morte di Ihor Varvachyn pone fine a una vicenda criminale che ha lasciato un segno indelebile nelle vite delle persone coinvolte.

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