La caccia è aperta per recuperare 361 opere librarie saccheggiate dalla biblioteca dei Girolamini a Napoli. La Procura, con un decreto di sequestro preventivo, ha incaricato i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio di rintracciare i preziosi volumi risalenti al XVI e XVII secolo. Questa operazione investigativa fa seguito al grande sequestro avvenuto nel 2012, quando un’inchiesta della Procura ha rivelato la triste sorte del complesso monumentale di via Duomo, depredato per anni delle sue opere più prestigiose. La Procura guidata da Nicola Gratteri ha affidato ai carabinieri il compito di recuperare queste opere, che saranno ricercate tra collezionisti, antiquari e bibliofili, oltre che nelle case d’asta di tutto il mondo. La pm Giorgia De Ponte, del pool guidato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, coordinerà gli accertamenti. Il procuratore Gratteri spiega che il provvedimento di sequestro è stato preso dopo un lungo e paziente lavoro di inventario, avviato dopo il sequestro del 2012, che ha rivelato migliaia di libri illegalmente asportati e commercializzati all’estero. L’inventario dei beni trafugati è stato molto difficile a causa del “caos organizzato” messo in atto dalle precedenti gestioni del complesso monumentale coinvolte nel saccheggio del patrimonio archivistico e librario della biblioteca.
Oggi la biblioteca è oggetto di un importante intervento di restauro e il complesso monumentale è stato affidato a una nuova gestione. Tuttavia, mancano molte opere di pregio che i carabinieri dovranno ora recuperare nel vasto e complesso mondo dei collezionisti privati e delle case d’asta internazionali. Per agevolare le ricerche e stimolare la restituzione spontanea, i titoli dei volumi mancanti saranno pubblicati anche su riviste specializzate. L’inchiesta sul saccheggio dei Girolamini ha avuto una svolta importante il 24 maggio 2012. Tra i personaggi al centro dell’indagine c’era Marino Massimo De Caro, direttore della struttura fino al 19 aprile precedente, quando si è autosospeso dall’incarico dopo una perquisizione preventiva nei locali dell’antica biblioteca. Sono stati contati 257 volumi scomparsi dalla struttura che risultava gravemente danneggiata e forse irrimediabilmente mutilata a causa di furti compiuti in modo sistematico, quasi sempre di notte, e ripresi dalle telecamere quando due dipendenti della biblioteca si sono improvvisati detective. Dalle prime ispezioni sono emersi scenari di devastazione: scaffali svuotati, ammanchi evidenti di volumi, libri sparsi sui tavoli o chiusi in scatole di cartone e ammassati in luoghi diversi. Il danno è stato stimato intorno ai 20 milioni di euro. In aula, De Caro ha dichiarato di aver ritrovato molti volumi, ma ha negato di aver fatto sparire i più importanti. Tra le opere rubate c’era la Maniscalcheria di Federico II, un manoscritto del XIV secolo sull’arte equestre che può essere considerato il volume più importante della biblioteca. De Caro si è chiesto come mai quel manoscritto, che avrebbe dovuto essere nella cassaforte insieme ad altri testi sottoposti a controllo ogni anno, non fosse segnalato nei cataloghi. L’ex direttore ha ammesso di aver sottratto circa duemila volumi e ha descritto la triste situazione ereditata nella biblioteca, con catalogazioni incomplete e un elenco di oltre 1500 titoli mancanti, il 10% dei volumi nella sala Vico, una delle principali del complesso monumentale.

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