Condizioni inumane e degradanti durante il periodo di detenzione hanno portato al riconoscimento di un risarcimento di 13.232 euro a Costantino Diana, noto come “o cines”, affiliato al clan dei Casalesi fazione Zagaria.

Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha accolto il reclamo presentato dall’avvocato Ferdinando Letizia, legale del ras dei Casalesi, contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Padova che aveva respinto la richiesta di rimedio risarcitorio per la detenzione subita presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere dal 16 agosto 2018 al 10 ottobre 2019. Il detenuto ha lamentato problemi di sovraffollamento, acqua non potabile dal colore e dall’odore nauseanti, mancanza di erogazione dell’acqua per gran parte della giornata, mancanza di acqua calda nelle stanze e presenza di dermatiti causate dall’utilizzo a scopi igienici. Il carcere di Santa Maria Capua Vetere non era collegato alla rete idrica e l’acqua non potabile veniva fornita tramite due pozzi. Nonostante la consapevolezza dell’amministrazione penitenziaria sulla non potabilità dell’acqua, ai detenuti veniva fornita una bottiglia da 2 litri di acqua. Durante i periodi estivi venivano forniti quattro litri di acqua in bottiglia. La situazione è stata monitorata dall’Asl casertana.

Nonostante le evidenze oggettive, il magistrato di sorveglianza ha negato il rimedio richiesto. Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha riconosciuto il trattamento disumano e degradante subito da Diana per un totale di 1654 giorni, accordandogli un risarcimento di 13.232 euro. Lo stesso Tribunale di Sorveglianza ha concesso a Costantino Diana la libertà anticipata per 360 giorni. È tornato libero nel giugno 2022. Diana era detenuto presso la casa circondariale di Rovigo, dove stava scontando una pena di 7 anni per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa.

È stato coinvolto nell’operazione “Thunderball” che ha evidenziato l’operatività del clan dei Casalesi, in particolare riguardo alle richieste estorsive rivolte a imprenditori e commercianti dell’Agro Aversano, anche dopo l’arresto del boss Michele Zagaria.

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