Quando si tratta di contrattare con un venditore astuto, è importante fare attenzione a non farsi ingannare o a finire con un pacco, un doppio pacco o addirittura un contropaccotto. Se la trattativa riguarda un pastore di piccole dimensioni, potete anche misurarlo in “ziracchi”, un’unità di misura che veniva usata a Napoli qualche decennio fa e corrisponde a circa quindici centimetri. La tartaruga domestica, chiamata “testudo hermanni boettgeri” dagli scienziati, era un animale comune nelle case napoletane, quando ancora non c’erano di moda i boa e le iguane. Nel dialetto napoletano, veniva chiamata “cestunia”, che in senso figurato indica anche l’organo sessuale femminile, come viene utilizzato da Domenico Rea nel romanzo “Ninfa plebea” del 1992.

Se volete fare una proposta sessuale a un uomo o a una donna, potete utilizzare un termine suggestivo che possa stimolare l’eccitazione. Ad esempio, potete dire “che ne dici di una ‘basulella’?”, intendendo con questo termine un incontro sessuale senza fretta, tranquillo e lento, adatto a una coppia che si conosce da molto tempo ma non ha un luogo specifico per l’occasione. Se invece si tratta di un incontro di tipo diverso, un rapporto sessuale occasionale e veloce, imprevisto e non organizzato, si parla di “chiantella”, che in origine indicava una sottile suola aggiuntiva da inserire all’interno di una scarpa per renderla più comoda. Una donna che non sia adatta né per una “basulella” né per una “chiantella” può essere definita come “felinie”, ossia con ragnatele intorno a sé.

Questi termini, insieme ai relativi modi di dire, sono solo alcuni dei cento raccolti da Enzo Acampora nel libro “Scarrupazione” (Dante & Descartes, 192 pagine, 12 euro), seguito da un altro volume con altri cento termini, accompagnati da approfondimenti che spiegano le tradizioni ad essi legate, citazioni di canzoni, battute teatrali e brani tratti da romanzi antichi e moderni. Si tratta di cento parole di una Napoli scomparsa o che sta per scomparire e che, secondo l’autore, rischiano di essere dimenticate per vari motivi, ad esempio perché le nuove generazioni utilizzano un linguaggio più adatto ai social, “un italiano sgrammaticato e omologato che, a differenza del ricco dialetto napoletano, è più facile da usare”. Enzo Acampora non rimpiange la vecchia lingua maschilista e patriarcale, come dimostrano le parole del gergo sessuale menzionate in precedenza. Questa lingua è inevitabilmente travolta da Geolier e dai poeti urban newpolitani che, come non accadeva da decenni, sono riusciti a superare il localismo e a riportare il nostro dialetto di moda in tutta Italia, perché non può e non deve essere una lingua solo per anziani.

Il titolo della raccolta, anch’esso una parola scomparsa, fa riferimento a una variante insolita di “sgarrupo”, termine che è stato usato da Benedetto Croce o più recentemente da Marcello d’Orta. Durante i lavori di risanamento, un venditore di cibi esponeva un cartello in cui si lamentava di non poter più svolgere la sua attività a causa dei lavori invasivi sulla strada dove si trovava, attribuendo la colpa alla “sgarrupazione”.

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