Crollo Rampa Nunziante, richiesta di condanna per la strage a Torre Annunziata

Dopo una discussione lunga due ore, il sostituto procuratore di Napoli, Dina Cassaniello, ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione per Massimo Lanfranco e Roberto Cuomo, imputati nel caso del crollo della palazzina di Rampa Nunziante. La stessa richiesta era stata avanzata in primo grado dalla pubblico ministero Andreana Ambrosino durante il processo a Torre Annunziata. La richiesta è stata formulata ieri mattina durante l’udienza nel palazzo di giustizia di Napoli.

Il sostituto procuratore Cassaniello ritiene che sia Lanfranco che Cuomo, anche se con ruoli diversi, siano responsabili di quanto accaduto quella maledetta mattina in via Gino Alfani a Torre Annunziata. L’intera palazzina crollò, sbriciolandosi come un castello di sabbia. Otto persone persero la vita, un’intera famiglia: Giacomo Cuccurullo, tecnico comunale, sua moglie Adele Laiola e il loro figlio Marco; la sarta Giuseppina Aprea; Pasquale Guida, sua moglie Anna Duraccio e i loro figli Francesca e Salvatore, di 11 e 8 anni. Tutti seppelliti sotto una montagna di cenere e pietre. I soccorsi scavavano per ore, anche a mani nude, ma non riuscirono a salvare nessuno. Sono morti soffocati, alcuni di loro passarono dalla quiete del sonno alla morte.

Questa tragedia rappresenta ancora oggi una ferita aperta nella città. Da quel giorno, i familiari hanno chiesto verità e giustizia. Nel processo di primo grado, Gerardo Velotto è stato condannato a 12 anni e 6 mesi, Massimiliano Bonzani a 12 anni, Aniello Manzo a 11 anni e Pasquale Cosenza a 9 anni e mezzo. Lanfranco, coinvolto nel processo per falso, è stato accusato di omicidio colposo dopo le dichiarazioni del testimone Mario Menichini, ma il giudice Todisco ha ritenuto Menichini non più attendibile.

Le parti civili hanno chiesto la conferma delle condanne in primo grado per tutti gli imputati che sono stati discussi. Ora bisognerà aspettare il mese di febbraio, quando è stata fissata la sentenza. I giudici vogliono rivedere gli atti e valutare le posizioni dei singoli imputati prima di decidere se confermare o meno quanto stabilito in primo grado e quanto richiesto dal sostituto procuratore Cassaniello.

Insomma, il processo continua a tenere i riflettori accesi sulla città e sui familiari delle vittime, che continuano ad assistere in tribunale in attesa della sentenza finale.

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