Inizia il processo per la cartella clinica falsificata legata alla morte di Francesca Oliva, una giovane donna di Gricignano d’Aversa, deceduta nel 2014 alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno a causa di una grave setticemia insieme a due dei suoi tre gemelli (solo una bambina sopravvisse).

Il giudice monocratico Norma Cardullo ha ammesso le parti civili: l’avvocato Raffaele Costanzo per i familiari della vittima e l’avvocato Lara Vastarella per il medico Renato Bembo, che era stato processato per omicidio colposo a causa della presunta alterazione della cartella clinica, ma poi era stato assolto. Sono state ammesse le richieste istruttorie con l’esame e il controesame degli imputati, l’acquisizione della sentenza del processo per omicidio colposo emessa dal giudice Carotenuto, le trascrizioni delle intercettazioni, con l’elenco che sarà depositato dal pubblico ministero Gerardina Cozzolino nella prossima udienza fissata a inizio febbraio.

La difesa degli imputati ha chiesto l’esclusione del consulente tecnico Ricci per incompatibilità, in quanto è l’autore del sistema Argos e socio della società Dedalus, produttrice del sistema Argos per la gestione delle cartelle cliniche telematiche alla clinica Pineta Grande. Il giudice si è riservato sulla richiesta. L’udienza è stata aggiornata all’inizio di febbraio per il deposito delle intercettazioni, mentre alla fine dello stesso mese è previsto lo scioglimento delle riserve e l’eventuale nomina del perito che dovrà trascrivere le registrazioni.

Sono sotto processo il patron della clinica Vincenzo Schiavone, i medici Stefano Palmieri, Gabriele Vallefuoco e Giuseppe Delle Donne e due tecnici. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero manomesso la cartella clinica dopo la morte di Francesca, cancellando le parole “malessere generale” annotate dal collega Renato Bembo il 23 maggio, retrodatando la prescrizione del farmaco Unasyn alla data del ricovero e aggiungendo note al ricovero dopo la morte della paziente. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Stellato, Claudio Sgambato, Laura Serpico, Raffaele Vanacore, Gianfranco Antonelli, Luigi Vallefuoco e Paolo Maria di Napoli.

Francesca Oliva morì per setticemia mentre portava in grembo tre gemelli (solo una femminuccia è sopravvissuta). Dopo essere stata ricoverata all’ospedale di Giugliano e poi alla clinica di Castel Volturno, il suo medico le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a causa di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77%, emersa dagli esami del sangue. Purtroppo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Si decise quindi di praticare un cesareo per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione. Il maschietto era già morto, mentre una delle due femminucce sopravvisse al parto ma morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale “Santobono” di Napoli e salvata dai medici di quella struttura.

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