Emanuele Nebbia, qualche mese fa, è stato sottoposto alla prova dello Stub. In passato, aveva reagito a una gragnuola di pietre contro la finestra della sua casa in via Raffaello sparando dalla stessa, contro ignoti, con una pistola illegalmente detenuta.

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Noi di CasertaCe siamo abituati a mantenere la parola che diamo ai nostri lettori. Avevamo scritto, all’indomani dell’omicidio di Capodanno, in cui è stato ucciso il 26enne Emanuele Nebbia, di raccontarvi tutto sulla vita e le opere della vittima e della sua famiglia; vi avevamo promesso che l’avremmo fatto perché rimanere vittima di un agguato del genere, in un contesto come quello delle palazzine IACP di Santa Maria Capua Vetere, non può non significare che questo cognome ha assunto un rilievo criminale evidente, colpevolmente sfuggito alla nostra attenzione e così sta avvenendo, così ancora avverrà. La famiglia Nebbia è stata al centro di diversi nostri articoli in cui, però, ci siamo occupati soprattutto delle azioni criminali compiute dai fratelli di Emanuele Nebbia, ossia dal 39enne Diamante Nebbia e dal 25enne Luigi Nebbia.

Ovviamente, questo nostro lavoro si è svolto con il problema di una carenza, di un buco che non siamo riusciti a colmare e che stasera, invece, andremo a riempire in larga parte.

Intanto va sottolineato che i fratelli Nebbia sono 4: oltre a Diamante, a Luigi e al defunto Emanuele, un quarto è residente in Inghilterra, fuori dai giri criminali. Di Luigi Nebbia dobbiamo ancora aggiungere qualcosa prima di parlare, per la prima volta diffusamente, della biografia stroncata il 31 dicembre sera da un colpo di pistola che lo ha colpito in piena fronte, di Emanuele Nebbia.

Infatti, qualche dubbio era sorto di fronte alla circostanza di una lunga carcerazione di Luigi Nebbia in relazione alle vicende criminali rese note dalla cronaca. Ci riferiamo alla già nota rapina con pistola giocattolo nel bar di piazza Adriano e alla vicenda dell’uso dei telefonini all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Di solito, quando fatti come questi non hanno ancora raggiunto lo stadio finale della condanna definitiva, non ti fanno stare in cella per molti anni come esecuzione di un titolo cautelare. La novità di questa sera è che Luigi Nebbia, nonostante la sua giovane età, ha già accumulato 9 anni di carcere definitivo ed è per questo motivo che il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere è diventata la sua residenza da molto tempo.

E ora passiamo alle vicende riguardanti Emanuele Nebbia, ucciso a Capodanno. L’avvocato Clemente Mottola si occuperà di lui e di una eventuale costituzione di parte civile della famiglia, essendo anche il difensore di Luigi e Diamante Nebbia.

Riavvolgiamo il nastro partendo dalla stretta attualità: a differenza di quanto sembrava fino a ieri, il corpo di Emanuele Nebbia, nel cui cranio è stata estratta un’ogiva di un proiettile, non è stato dissequestrato. Quindi, al momento, non si possono fare previsioni ben strutturate sulla data dei funerali, vietati per motivi di ordine pubblico. Questa è stata la disposizione sulle esequie del Questore di Caserta Andrea Grassi, maturata durante la riunione del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica, tenutasi oggi a Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal prefetto Giuseppe Castaldo.

Ma chi era Emanuele Nebbia? Un ragazzo senza precedenti penali, fuori dalle dinamiche criminali, oppure uno con molti problemi già accumulati e che solo per qualche circostanza fortunata o fortuita non si trovava anche lui in prigione? La seconda ipotesi è sicuramente molto più reale e realistica della prima. Infatti, Emanuele Nebbia era tecnicamente, giuridicamente, ufficialmente un ragazzo con un futuro di pregiudicato. Non aveva condanne definitive, ma la sua storia ci permette finalmente, grazie alle ricerche che il suo omicidio ci ha spinto a fare, di stabilire che il 5 ottobre scorso è accaduto un fatto molto grave. Non una semplice sparatoria come abbiamo sostenuto anche noi insieme ad altri organi di informazione, nei giorni scorsi. Alcuni testimoni ascoltati hanno riferito, infatti, di aver visto solo Emanuele Nebbia sparare indiscriminatamente nella prima serata del 5 ottobre contro l’ingresso o la finestra di uno degli appartamenti delle palazzine IACP di via Giotto.

In quella serata, alle 23.50, Emanuele Nebbia è stato condotto dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere in caserma e successivamente trasferito al Comando Provinciale di via Laviano a Caserta per essere sottoposto al cosiddetto Stub, un tempo comunemente definito guanto di paraffina, allo scopo di stabilire se avesse sparato o meno. Contestualmente è stato anche sottoposto a perquisizione veicolare. Non sappiamo cosa sia emerso da queste attività dei carabinieri, ma sappiamo che il nome di Emanuele Nebbia era stato inserito nel registro degli indagati.

Riavvolgiamo ulteriormente il nastro temporale: nel 2017, quando Emanuele Nebbia aveva solo 20 anni, aveva subito un atto intimidatorio quando dei grossi sassi avevano colpito i vetri della finestra della sua casa in via Raffaello, vicino alla quale è stato poi ucciso la notte di Capodanno.

A dimostrazione del suo carattere e della sua attitudine criminale, Emanuele Nebbia non si è rintanato nella propria casa, ma una volta terminato il lancio dei sassi si è affacciato e ha sparato diversi colpi di pistola dalla finestra, un’arma poi risultata illegalmente detenuta.

Sicuramente c’è ancora qualcosa da scrivere prima di dedicarci esclusivamente alle indagini, ma è del tutto chiaro che Emanuele Nebbia è stato il protagonista di una faida non solo potenziale, ma già combattuta all’interno delle palazzine IACP per la gestione e la suddivisione di attività tanto criminali quanto lucrative. E su questo cercheremo di saperne di più, partendo dal presupposto che le famiglie storicamente attive, come i Del Gaudio-Bellagiò e gli Amato, sono state presenti nelle cronache per decenni. Ora, può anche darsi che nella vita tutto sia possibile, ma concedeteci di pensare che potrebbe non essere così e che ci sia del vero in tutto ciò.

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