La violenza di genere continua a mietere vittime in Italia, e non sembra esserci fine a questa piaga sociale. In soli tre giorni del nuovo anno, sono già tre le donne uccise dai loro partner o ex partner. Il primo caso si è verificato a Montalbiano, una frazione del Comune di Valfloriana, dove un uomo di 46 anni ha ucciso la sua compagna e successivamente si è tolto la vita impiccandosi nel suo sottotetto a Molina di Fiemme.
La madre della vittima è stata quella che ha fatto la terribile scoperta del cadavere. Questo episodio si aggiunge ad una triste statistica: nel 2023, sono state ben 118 le vittime di femminicidio, di cui 96 in ambito familiare o affettivo. La situazione è allarmante e richiede un intervento urgente da parte delle istituzioni e di tutta la società.
Ma purtroppo, questi non sono gli unici casi. Il 2 gennaio a Sant’Oreste, a circa 50 chilometri da Roma, è morta Rosa D’Ascenzo, 73 anni. Il marito, Giulio Camilli, ha portato la moglie in ospedale, dichiarando che era caduta dalle scale. Tuttavia, le autorità non hanno creduto alla sua versione e hanno scoperto che l’uomo aveva colpito la moglie con un utensile da cucina, forse una padella. Per lui è scattato il fermo con l’accusa di omicidio aggravato.
Il 5 gennaio, a Nero, in provincia di Agrigento, sono state trovate morte due donne rumene in due case vicine. Una delle vittime è stata trovata carbonizzata, mentre l’altra è stata seviziata con una lametta. Un 24enne rumeno, Omar Edgar Nedelcov, è stato arrestato con l’accusa di questi omicidi. È incredibile pensare che siano proprio gli uomini più vicini a loro a privarle della vita in modo così violento.
Quando riusciremo ad arrestare questa spirale di violenza? Quando questi uomini malati di gelosia o incapaci di accettare la fine delle loro relazioni smetteranno di uccidere? Sono vite spezzate, tragedie immani che lasciano figli orfani, costretti a portare il peso di un cognome che porta con sé solo dolore e sofferenza.
È necessario trovare un equilibrio, una maturità che ci permetta di accettare la fine di un matrimonio o di una storia, nel rispetto di sé stessi e dei figli che guardano, soffrono e ricorderanno tutto. È fondamentale combattere l’odio con l’amore, educando le nuove generazioni a rispettare e valorizzare le donne, a riconoscere la parità di genere e ad affrontare i conflitti in modo pacifico. Solo così potremo porre fine a questa terribile violenza e costruire un futuro migliore per tutti.