Un tragico incidente ha sconvolto la serata di ieri lungo la tratta Torre Annunziata-Poggiomarino della Circumvesuviana, tra le fermate di San Pietro e Cangiani. Raffaele Acampora, un uomo di 50 anni di Sant’Antonio Abate, è stato travolto e ucciso da un treno mentre stava attraversando i binari in scooter. La Procura di Nocera Inferiore ha aperto un’inchiesta sull’accaduto, affidando le indagini ai carabinieri della compagnia di Scafati. Secondo una prima ricostruzione, il passaggio a livello era funzionante e il 50enne non si sarebbe accorto dell’arrivo del convoglio.

La notizia della sua morte ha suscitato grande commozione sui social, dove molti lo ricordano con affetto. Una sua amica e collega di lavoro ha scritto un messaggio commovente: “Quanti aperitivi abbiamo fatto insieme prima di lavorare, quante risate, quante litigate. Eravamo i primi a fare Glovo in zona, mi ripetevi sempre quando ci vedevamo. La notizia del tuo incidente e della tua scomparsa mi ha distrutto. Noi siamo i primi a sacrificarsi per prendere una consegna in più, a rischiare la vita tutti i giorni sui motorini per le strade. Nessuno ci tutela, nessuno ci offre di meglio. È passato poco più di un anno da quando un altro nostro collega rider ha perso la vita e ora è toccato a te. E domani chi altro piangeremo?! In questo paese non abbiamo altre opportunità di lavoro e pur di guadagnarci da vivere facciamo i rider mettendo la nostra vita a rischio. Ciao fratello, riposa in pace. Ti porterò sempre nel mio cuore”.

Questo tragico incidente solleva nuovamente la questione della sicurezza dei rider e della loro tutela. È necessario che vengano prese misure adeguate per garantire la loro incolumità e per offrire loro opportunità di lavoro più sicure. La morte di Raffaele Acampora è una tragedia che non dovrebbe ripetersi, eppure siamo costretti a chiederci chi sarà il prossimo a pagare con la propria vita per svolgere questo lavoro. È urgente trovare soluzioni per proteggere i rider e offrire loro condizioni di lavoro migliori.

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