Lello Acampora, un uomo di 51 anni di Sant’Antonio Abate, è morto tragicamente investito da un treno mentre attraversava un passaggio a livello. Lello era conosciuto da tutti come un rider, un lavoratore che si era reinventato dopo aver perso il suo lavoro di autista di scuolabus. Era sposato da trent’anni con Nunzia e aveva quattro figlie, e anche sua moglie e una delle figlie lo aiutavano occasionalmente nel suo lavoro di rider. Questo tipo di lavoro, spesso affidato a giovani che hanno bisogno di guadagnare qualche soldo extra, è simbolo di sfruttamento. Lello si era trovato senza lavoro quando non era stato confermato dalla nuova ditta di trasporti, e aveva deciso di ripartire da zero con un lavoro umile ma complicato. La Procura di Nocera Inferiore ha aperto un’inchiesta sull’accaduto.

Lello era conosciuto come uno dei primi a lavorare per Glovo, un’azienda di consegne. Sul suo scooter era ancora visibile il logo di Glovo quando è stato investito dal treno. Sul luogo dell’incidente si sono radunati familiari, amici e colleghi di Lello per commemorarlo. Un giovane collega lì presente ha ricordato Lello come una persona buona e un gran lavoratore, e ha sottolineato come tutti conoscessero la sua situazione. Come molti altri, Lello lavorava per poter mettere il pane sulla tavola per la sua famiglia. Ma qui nel sud, le cose non funzionano e si muore semplicemente per dare da mangiare alla propria famiglia.

Proprio il 17 luglio 2022, Lello aveva scritto un post dedicato a un suo collega rider, Giuseppe Cannavacciuolo, morto anche lui in un incidente stradale. Questa tragedia ha sconvolto l’intera comunità di Sant’Antonio Abate e i molti colleghi con cui Lello condivideva il suo lavoro. Ieri, sui social, la bacheca di Lello è stata invasa da messaggi di cordoglio e ricordi. Suo figlia Daniela ha scritto un commovente ricordo di suo padre, esprimendo il suo dolore per la sua perdita e per tutte le cose che non potranno più condividere insieme.

Un’altra collega di Lello, Oriana, ha scritto un lungo post sulla difficile condizione dei rider, che si sacrificano ogni giorno per guadagnare qualche soldo in più e rischiano la vita sulle loro moto. Nessuno li tutela e nessuno offre loro qualcosa di migliore. È passato poco più di un anno da quando un altro collega rider ha perso la vita, e ora è toccato a Lello. Chi sarà la prossima vittima?

Anche i suoi amici del Club Juventus di Angri e di Sant’Antonio Abate, di cui Lello era referente, hanno voluto ricordarlo. Lello era un grande tifoso della squadra bianconera e condivideva la sua passione per il calcio con molti altri. Alcuni amici ricordano regali, trasferte e momenti di lavoro trascorsi insieme. Quel lavoro che gli è costato la vita.

Ora si spera che si faccia luce sull’accaduto e che si possa fare qualcosa per evitare che altre persone perdano la vita in queste tragiche circostanze. Lello era prima di tutto un padre, un marito, un uomo che amava la sua famiglia e ne era orgoglioso. La sua morte è una grande perdita per tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano.

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