Migliori prospettive per incentivare il personale medico a rimanere al Pronto soccorso del «Rummo» e a partecipare ai concorsi indetti dall’azienda potrebbero arrivare anche dalle decisioni del governo di depenalizzare l’atto medico. Secondo Guido Quici, presidente nazionale della confederazione Cimo-Fesmed, l’approvazione alla Camera della mozione sulla responsabilità professionale dei medici è un’ottima notizia anche per l’ospedale. La depenalizzazione dell’atto medico è infatti uno dei tre obiettivi che abbiamo posto alle istituzioni per il 2024, ma bisogna adottare il sistema migliore per tutelare la serenità del personale sanitario e i diritti dei pazienti che ritengono di essere stati danneggiati.
Le denunce nei confronti dei medici delle unità di Pronto soccorso del «Rummo» e del «Sant’Alfonso» rappresentano uno dei motivi per cui i professionisti decidono di lasciare le strutture. Gli esempi più eclatanti sono stati il decesso dello studente 15enne di Montesarchio e il decesso di un 58enne che era stato trasportato al «Rummo» con dolori addominali ed era voluto tornare a casa nonostante il parere contrario dei medici. Ma queste sono solo la punta dell’iceberg, perché le denunce e le minacce al personale che presta servizio nell’emergenza sono all’ordine del giorno e sono aumentate dopo la pandemia. Le lunghe attese, lo stato d’ansia dei familiari, le difficoltà di comunicazione e il cambiamento delle regole hanno contribuito a scatenare aggressioni verbali e denunce ai medici.
Per i professionisti, lavorare in Pronto soccorso è oneroso sia dal punto di vista psicologico che materiale. Si chiedono se ne vale la pena, soprattutto i giovani professionisti che potrebbero aspirare a lavorare in reparti meno impegnativi. È quindi importante prorogare lo scudo penale adottato durante l’emergenza Covid e depenalizzare l’atto medico. Queste azioni garantirebbero maggiore tranquillità ai medici e risparmi per lo Stato, considerando che la medicina difensiva costa ogni anno 10 miliardi di euro. Inoltre, bisognerebbe eliminare il tetto alla spesa per il personale sanitario e valorizzarlo economicamente attraverso l’aumento dell’indennità di specificità medica e sanitaria. Queste soluzioni devono essere adottate a livello governativo per beneficiare anche delle piccole realtà come la nostra.